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Dal Darfo Boario ad Anfield: De Zerbi e l’italian job a Brighton

Sabato 1 ottobre, ore 16:00. Roberto De Zerbi scenderà in campo con la testa alta, a pochi minuti da Liverpool-Brighton. Si guarderà intorno, ascolterà le note di “You’ll never walk alone“, e capirà di aver realizzato il sogno di una vita, di aver portato a compimento un percorso iniziato al Darfo Boario, proseguito fra Foggia, Palermo, Benevento, Sassuolo, Donetsk. Con un mantra da seguire ostinatamente: produrre bellezza e divertimento

Già da calciatore De Zerbi sarebbe stato adatto alla Premier League, lui che del calcio italiano dei primi anni Duemila è stato uno degli interpreti più brillanti, in termini di tecnica e di qualità. Da allenatore, poi, è diventato l’esponente di un calcio evoluto, offensivo, organizzato, martellante nell’intensità, arma distruttiva per qualsiasi avversario. 

 

 

De Zerbi al Brighton: cosa aspettarsi

Già, perché è con la parola “martello” che RDZ ama definirsi. Rifiuta gli “ismi”, da “dezerbismo” a “giochismo“. Dai tackle di Costacurta in allenamento, quando giocava nelle giovanili del Milan, ha imparato che solo replicando ogni giorno della settimana la stessa concentrazione, lo stesso atteggiamento, si può scendere in campo alla domenica nel modo migliore, nel modo giusto. Certo, il calcio è un gioco nato per divertire, secondo De Zerbi, e quindi l’80% del lavoro sul campo va dedicato agli schemi offensivi e solo il 20% a quelli difensivi. Perché l’entusiasmo è contagioso: nasce in chi corre sul campo, si diffonde per osmosi a chi guarda dalle tribune. 

 

 

Al Brighton troverà già installato il “chip” del gioco, dell’organizzazione tattica, della proposta offensiva coraggiosa e continua. I “Seagulls“, i “gabbiani”, sono ancora sotto l’incantesimo del mago Potter, che nel frattempo ha colto al volo l’occasione della vita andando a sostituire Tuchel al Chelsea. Non avrà difficoltà, De Zerbi, a portare in Premier i concetti fondanti del suo modo di intendere il calcio. Da Trossard a MacAllister, da Caicedo a March avrà a disposizione giocatori di qualità, capaci di accompagnare le azioni dei compagni con corsa e facilità di inserimento. Le immagini di Djuricic, Locatelli e Boga riflesse sulle scogliere del sud dell’Inghilterra. 

 

 

Dopo aver portato lo Shakhtar al primo posto, e pertanto in Champions, De Zerbi riparte di nuovo dall’estero. Ha accettato una sfida che sarà stimolante e che lo arricchirà come uomo e allenatore. Eredita il quarto posto – zona Champions – del predecessore, i cinque gol segnati al Leicester, la vittoria a Old Trafford contro il Manchester United. Competerà nel campionato più fertile di idee che ci sia, una sorta di laboratorio permanente in grado di inaugurare e promuovere stili opposti ma ugualmente innovativi, altrettanto vincenti. Diventerà l’ennesimo allenatore italiano di una tradizione gloriosa, da Vialli a Ranieri, passando per Conte e Di Matteo. Il 1 ottobre siederà sulla sua panchina, guarderà la Kop, e per qualche istante, prima che finisca la musica, si sentirà l’uomo più felice del mondo. 

Andrea Monforte

Classe 2000, monzese (d’adozione), studio Lettere a Milano. Un’indomita ed ereditaria passione per lo sport (calcio, ovviamente, ma anche ciclismo), declinata in “narrazione” tecnica e sentimentale: la critica della complessità come antidoto alla semplificazione. La vaghezza del ricordo personale ha reso l’azzurro del cielo di Berlino 2006 un’indelebile traccia mitologica. Sono nato lo stesso giorno di Ryan Giggs e di Manuel Lazzari, ma resto umile.

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