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I dubbi di De Rossi

Un volo di ritorno dalle Maldive, una boccata d’afa romana, gli amici di sempre e una notte a casa. A Daniele De Rossi sono bastate meno di 24 ore per rimettere tutto in discussione. Perchè al cuore non si comanda, e quello di Daniele ci ha messo poco a ribadire la sua. “Vestire un’altra maglia? Impossibile”. E quindi nuovamente tutto all’aria.

I progetti pensati e condivisi con Sara, la voglia di sentirsi ancora un calciatore. Tutto deciso, era solo l’inizio della scorsa settimana. De Rossi vuole continuare a giocare e lo farà in Italia. In poche ore si aprirono le danze. Offerte da molti club, su tutti la Fiorentina: un anno da calciatore e poi un ruolo da allenatore. Per fare il percorso più adatto alle richieste dell’ex capitano della Roma. Registi del ‘delitto perfetto’ gli amici di una vita, Pradè e Montella. Un remeake in salsa viola di un film tutto romanista. Questo weekend l’appuntamento per parlarne a quattr’occhi e affrontare davvero la trattativa. Sullo sfondo il Milan e il Bologna, pronte a subentrare in caso di mancato accordo. 

Tutto deciso, peccato che la sceneggiatura non avesse messo in conto il fattore emozionale. Facile immaginare lo smacco ad una società che ti ha accompagnato alla porta, dalle Maldive. Quasi scontato che a migliaia di chilometri di distanza il delitto sembri così perfetto. Poi? Difficile descrivere il turbillon di emozioni contrastanti che hanno travolto De Rossi. “L’unico rammarico è poter dedicare una sola carriera alla Roma”, non erano frasi dette a caso. Da Roma, tradire la Roma sembra impossibile. 

Ipotizzare appuntamenti di mercato con il tuo agente per discutere la prossima stagione. Cosa? Con chi oh? “Quando accendo la macchina lei va in automatico a Trigoria, non conosce un’altra strada”. Parole di poche settimane fa. Ora come glielo spiego agli amici che vestirò la 16 di colore viola solo per dimostrare che sono ancora un calciatore? Il loro “core” è mezzo giallo e mezzo rosso, come il mio. No, non ce la faccio

Devo ancora capire meglio. Ci deve essere un altro modo. “Da loro” non torno, ma nemmeno vado da qualcun altro. Mi serve tempo, altro tempo. Devo pensare. Sara, aiutami tu. Vieni qui, in terrazzo, e parliamone. Certo, guarda che bella Roma di notte…

Marco Juric

Aspirante scriba, si avvicina al calcio giocato grazie alla chioma fluente di Giovanni Cervone. Folgorato dalla prima autobiografia di Roy Keane, non si innamora del Manchester United, ma del Nottingham Forest. Dopo i primi trent’anni di osservazione partecipante, ha deciso di passare gli altri trenta che gli rimangono a scriverne.

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