Il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis ha rilasciato oggi una lunga intervista ai microfoni di Radio 24, toccando diversi temi del calcio attuale, tra cui i troppi impegni, le competizioni UEFA e la Superlega. Di seguito le sue parole.
“Giochiamo troppo, roviniamo troppo i nostri giocatori e li sottoponiamo a rischi particolari che poi in caso di infortuni gravi possono trasformarsi in pesanti minusvalenze. Non si fa mai luce sulla logica dell’economia: a me sta benissimo il merito e lo spirito della sportività perché è ciò che accomuna la passione per lo sport. Però poi dopo bisogna combinare i fattori della produzione con le esigenze di un mercato che è sempre più esigente. Questo sistema non funziona ed è morto“, ha detto De Laurentiis a Radio 24.
Ancora De Laurentiis, sull’allontanamento dei giovani dal mondo del calcio: “Siamo sempre schiavi del vecchio perché è facile da cavalcare, se fai il prenditore e non l’imprenditore si cerca sempre il vecchio, si parla del passato e non del futuro. Noi siamo tutti responsabili dell’allontanamento delle giovani generazioni. Il gioco del calcio non si è mai rinnovato, è estremamente vecchio. Poi capita il Covid e ci si inventano le interruzioni ogni dieci minuti perché si gioca in estate. Io ho sempre sostenuto il VAR per primo e infatti in Italia sta funzionando. In Italia non si fa tesoro delle esperienze del mondo. Se l’NBA e il Football Americano fanno 10 miliardi di incasso all’anno una ragione ci sarà. In Europa invece non ci riusciamo perché siamo ancora alla Champions, all’Europa League e alla Conference League. Ma chi vuole farla la Conference League? E vale anche per l’Europa League. Nessuno vuole rendersene conto“.
Sulla Superlega e su un possibile campionato europeo: “Superlega? Assolutamente no. Io ad Agnelli dissi giammai… Lui voleva farla per una élite. Oggi è sbagliato continuare a fare le competizioni europee, è sbagliato che la UEFA incassi 800 milioni che non si sa che fine fanno. Facciamo un campionato europeo e mettiamo 10 miliardi sul tavolo dove le prime sei di un campionato importante o la prima di un campionato minore deve giocare contro tutti, partite secche. Ma questi signori non sanno che sulle piattaforme il tifoso virtuale vuole vedere un calcio interessante?“.
Sull’interesse della Serie A: “Noi dobbiamo prendere atto del fatto che nel 1986 c’erano 16 squadre in Serie A e oggi siamo 20. E di certe partite, se andiamo a vedere lo share televisivo, non interessa a nessuno. Non a caso in Inghilterra alcune gare non vengono trasmesse. Io già due anni e mezzo fa dissi che dovevamo essere direttamente coinvolti coi nostri tifosi virtuali. Allo stadio siamo noi a vendere i biglietti e perché non dobbiamo vendere noi i biglietti virtuali usando tutte le piattaforme esistenti riconoscendo loro una piccola parte del tagliando?“.
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