Non potevano mancare le dichiarazioni di Aurelio De Laurentiis sulla morte di Diego Armando Maradona. Ai microfoni di Rete 4 il numero 1 azzurro ha parlato delle sue sensazioni dopo aver ricevuto la notizia: “Siamo frastornati e colti di sorpresa, l'operazione sembrava fosse andata bene. Per me ha sempre rappresentato genio e sregolatezza, quello che rappresenta il popolo napoletano. Napoli ha avuto diversi problemi tra gli anni '60 e '70, quando è arrivato Maradona il popolo napoletano aveva bisogno di una resurrezione, di credere in qualcosa”.
Poi continua: “Dopo il fallimento della società il Napoli si è risollevato, ha creato nuovi campioni, e da dieci anni è l'unica società italiana perennemente in Europa, ma Maradona è Maradona. Maradona è un'icona, è il più grande giocatore del Mondo. Da 12 mesi stiamo scrivendo una serie su quegli anni dove Maradona fu protagonista degli scudetti. Ci sentivamo in continuazione, è stato un peccato non poterci frequentare perché il lockdown ce l'ha impedito. Ripercorrendo aneddoti, particolarità e immagini si apre un mondo sconosciuto ai più”.
Il tema poi si sposta sulla possibilità di intitolare il San Paolo a Maradona: “Il sindaco De Magistriis è arrivato per ultimo, da anni lo diciamo sempre. Sul San Paolo ci sono stati grossi problemi, grazie al presidente De Luca e alle Universiadi siamo riusciti a risollevare in parte lo stadio. È sempre stata un'idea quella di chiamarlo "San Paolo-Maradona”.
Prima di chiudere a De Laurentiis viene anche chiesto se ci sarà la possibilità in futuro di sistemare i campi di Soccavo, dove Maradona si allenava: “Io credo che siano tante identità culturali importanti a Napoli e nessuna vuole prendersi una responsabilità. Se ci sarà coesione non sarà quello che si tira indietro. Ma dobbiamo essere tutti quanti insieme, perché insieme si lotta. Napoli è una realtà stupenda, negli ultimi anni è tornata al centro del mondo”.
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