Interviste e Storie

Faraoni: “Verona il mio top club, ma quanti rimpianti. Ora voglio ancora giocare a calcio”

Davide Faraoni, Verona (Imago)

Gli inizi alla Lazio, il calvario e la stabilità ritrovata a Verona: il viaggio di Davide Faraoni, ripercorso ai microfoni di gianlucadimarzio.com

Sto bene, cerco di vivermi questo momento con tranquillità perché quando sei quasi alla fine dopo tanti anni di carriera è un po’ dura. Ma io voglio ancora giocare a calcio”: la voce è quella di Davide Faraoni, la voglia quella di un uomo che sente di poter dare ancora tanto allo sport che gli ha fatto da compagno per tutta la vita. Un uomo, però, al momento fermo.

Dopo quasi 7 stagioni trascorse insieme, infatti, la scorsa estate è scaduto il contratto che legava l’esterno al Verona. Nessuna proposta di rinnovo, ma allo stesso tempo neanche un rimpianto. Anzi, tanto per cui ringraziare un club capace di diventare casa: “Sono arrivato a Verona in Serie B nel 2019, e per me era un trasferimento qualunque, attraverso il quale puntavo a tornare in Serie A. Non mi sarei immaginato che avremmo fatto la storia insieme – una storia d’amore bellissima. Verona è stata un po’ tutto per me, il momento più alto della mia carriera. Siamo cresciuti insieme e abbiamo fatto grandi cose racconta ai microfoni di gianlucadimarzio.com.

Poi, come detto, il momento dei saluti. Un addio non inaspettato ma forse passato sottotraccia: “È successo molto gradualmente. Sapevo che non avrei rinnovato, quindi ho avuto un anno per abituarmi all’idea, anche se personalmente è stato difficile. Sinceramente mi dispiace che da parte della società non ci sia stato un saluto pubblico. Non è che mi servisse un messaggio, però dopo tanti anni di ‘servizio’ mi sarebbe piaciuto un saluto sui social. D’altra parte, però, quando vado in giro vengo ricoperto dall’affetto dei tifosi: queste cose per me sono impagabili”.

Davide si allena duramente e punta a tornare in campo il prima possibile. Intanto, però, se si guarda indietro ricorda con trasporto le esperienze del passato. Ognuna è servita a farlo crescere, fin da quando era ragazzo: “Sono cresciuto nelle giovanili della Lazio, e da laziale per me era un sogno stare nella mia squadra del cuore. Poi mi sono rotto il crociato nel 2009, mi è scaduto il contratto e purtroppo non c’è stata possibilità di rinnovare. Imparare però da giocatori molto più bravi e affacciarsi alla prima squadra mi ha migliorato molto”.

Stop e nuovi inizi

Un crociato rotto che rallenta il percorso di crescita di un giovane calciatore: quante volte abbiamo letto una notizia del genere. Anche a Faraoni è capitato, ma nel suo caso la sfortuna lo ha voluto mettere ancor più duramente alla prova con diversi problemi arrivati uno dopo l’altro negli anni: “Ero uno dei giocatori che la Lazio stava lanciando, ma purtroppo durante un allenamento mi ruppi il crociato. Da giovane sei spensierato e non vedi l’infortunio come un danno fisico importante, quindi l’ho vissuta molto alla leggera. Sono stato fermo otto mesi, ma ho ripreso alla grande. Poi però ho avuto altri stop gravi in momenti importanti della mia carriera, che mi hanno fatto perdere in totale circa tre anni. Ma questo fa parte del calcio”. Tappe di un percorso di crescita che, inevitabilmente, si porta dietro anche delusioni e difficoltà.

Di esperienze positive invece ce ne sono state eccome. Una di queste è senza dubbio la notte dell’esordio in Champions League con la maglia dell’Inter: “Ero probabilmente incosciente, e questa potrebbe essere stata la mia fortuna. Mi sono emozionato nel momento in cui eravamo schierati per l’inno, quando tutto lo stadio cantava mi sono tremate un po’ le gambe. Poi però ho avuto la freddezza di chiudermi nella mia bolla appena è iniziata la partita”.

Anche la tappa in nerazzurro ha rappresentato un punto di svolta per la carriera del classe ’91. Tappa, però, durata forse troppo poco: “Inizialmente mi è dispiaciuto lasciare il club, ma non era quello il mio posto in quel momento. Sapevo che dovevo crescere ancora, non avevo le capacità per giocare lì. C’erano campioni e io non lo ero. Da lì ho girato un po’ prima di trovare stabilità al Verona”.

Davide Faraoni, Verona (Imago)

Eroe (quasi) per caso

Verona è diventata casa, racconta oggi Faraoni; proprio in città, Davide è diventato eroe. Ed eroe per una notte, in maniera quasi casuale, lo è stato anche dei tifosi della Juventus. Il motivo? Basta tornare all’ultima giornata della stagione 2020/2021, quando i bianconeri e il Napoli si contendevano un posto in Champions League: “Quella sera ho fatto gol al Maradona, davvero emozionante. Mi sono reso conto del ‘danno’ a fine partita, quando ho aperto Instagram e il telefono mi è scoppiato. Lì sono diventato un idolo dei tifosi della Juve, perché con la mia rete i bianconeri hanno ottenuto la qualificazione in Champions”.

Tante, tantissime le partite in cui l’esterno è stato protagonista con la maglia gialloblù (esattamente 171). Quella rimasta incisa nel suo cuore però non può che essere lo spareggio salvezza del 2023: “È stata la gara più dura da preparare e giocare, c’era tantissima pressione adesso. Quella serata è stata tremenda, ci giocavamo tantissimo per le nostre famiglie, per i tifosi e per la società: tornare in Serie B sarebbe stato un fallimento. Tutto questo mi ha fatto vivere la sfida in maniera drammatica, ma poi è andato tutto bene: ho fatto gol, poi la “parata” sulla linea di cui non posso vantarmi avendo messo in difficoltà la squadra. Nei minuti finali, dopo l’espulsione, sono rimasto fermo in un punto nello spogliatoio senza guardare la partita e facendomi informare dal magazziniere. Al fischio finale sono scoppiato di gioia festeggiando in campo con i miei compagni”.

Davide Faraoni con la maglia dell’Hellas Verona (IMAGO)

Tanti rimpianti, tanta fame

Momenti memorabili, dunque, ma nella carriera di Davide non mancano i rimpianti; e il più grande di tutti ha a che fare con la Nazionale: “Mi è dispiaciuto, dopo gli anni con Juric in cui ho avuto numeri importanti, non poter fare il salto di qualità. Anche una sola chiamata con l’Italia per uno stage mi avrebbe fatto piacere, sarebbe stato gratificante. Questo un po’ mi rode”. Parole sincere, di chi sa che avrebbe meritato qualcosa in più. Forse un’esperienza a livelli più alti? : “Verona era il mio top club. Non ho mai pensato di andare via da lì perché stavo bene e per me era il massimo. Devo dire però che per una questione personale mi dispiace non aver fatto un salto di qualità che mi permettesse di capire fin dove potessi arrivare”.

Verona, però, è ormai il passato. Il presente parla di un 33enne con tanta voglia di tornare in campo, e che non pensa affatto al ritiro: “Sono molto focalizzato a chiudere bene la mia carriera, voglio farmi trovare pronto. In estate non c’è stato niente di concreto, e questo un po’ mi dispiace perché penso che negli anni io mi sia conquistato un po’ di credibilità. Finire così la carriera è come sparire, quindi questo fa male. Ho ancora tanta fame”.

Il tempo scorre, ma la voglia non diminuisce. Faraoni aspetta il momento giusto per rientrare in pista, e intanto continua ad allenarsi: senza pallone, quel pallone che da sempre è co-protagonista della sua vita, non sa stare.

Alessandro Mammana

Classe 2004, credo che la prima parola uscita dalla mia bocca sia stata "palla". Da sempre innamorato dello sport, il calcio è stato il mio compagno di vita, sin dal giorno zero. Ci ho giocato per una quindicina di anni prima che il mio corpo dicesse stop, ma potevo mai starne lontano? Assolutamente no, ed ecco che tutte le telecronache virtuali fatte giocando a Fifa o Pes hanno trasformato quello che prima era solo un sogno in un obiettivo

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