Da una splendida idea alla realtà. Alle Olimpiadi di Rio parteciperà uno speciale team di 10 atleti, che non gareggeranno sotto una bandiera nazionale ma saranno rappresentati dal vessillo olimpico. Una squadra di apolidi che, rimasta senza casa, bandiera e inno, vivono nello status di rifugiato. Da agosto invece, potremo assistere al primo campionato di calcio dedicato ai richiedenti asilo: l’ideatore del progetto è la Danimarca, paese da sempre attento alle dinamiche del sociale e di accoglienza umanitaria, che ha già messo in moto le pratiche burocratiche per trasformarlo in realtà.
Lo spunto iniziale è di Per Bjerregaard, dirigente del Brondby: “I rifugiati potranno tenersi in forma nella loro quotidianità, e avere più facilmente accesso alle associazioni sportive danesi – spiega Bjerregaard – in questo modo semplifichiamo il processo di integrazione, attraverso il calcio”. Il progetto del campionato di rifugiati è sostenuto dalla Croce Rossa Internazionale, dall’Uefa e dalla federazione calcistica danese, oltre ad aver ricevuto l’endorsement del CT della nazionale Morten Olsen e dell’ex centrocampista del Celtic Morten Wieghorst.
In Italia, al momento la sola squadra di rifugiati ufficialmente riconosciuta a livello internazionale e la Liberi Nantes. Il club romano milita dal 2008 nel campionato di terza categoria, permettendo a rifugiati di tutto il mondo di prendere parte agli allenamenti. Appuntamento ad agosto dunque, per toccare con mano un grande progetto di integrazione che sfrutta la solidarietà, elemento chiave del gioco del calcio.
di Andrea Zezza
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