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La coppa con Neymar e una carriera tra le big d’Europa: la storia di Danilo

Spinta, esperienza e duttilità: il profilo di Danilo è di quelli da seguire con grande attenzione. Lo ha cercato in passato l'Inter, lo sta trattando ora la Juventus. È brasiliano, in nerazzurro si pensava dovesse sostenere il confronto con Maicon, le cui caratteristiche fisiche sono molto simili.

 

Ma niente paura, Danilo ha dalla sua oltre a grandi capacità tecniche, anche un importante curriculum. Ha vestito le maglie di colossi dei rispettivi campionati: il Manchester City dopo il Real Madrid, il Porto dopo il Santos.

Ed è proprio al Santos che si è formato a livello calcistico. Tecnicamente non è un Menino da Vila, il modo in cui sono chiamati i prodotti del settore giovanile del club, visto che lui è cresciuto nell’América Mineiro, ma è comunque uno degli eroi della Copa Libertadores del 2011. Squadra stellare, con compagni di squadra d’eccezione: da chi è diventato un top assoluto come Neymar, a figure transitate per l’Europa con più o meno successo come Elano, Ganso, Zé Eduardo e Rafael, il portiere ex Napoli, che in quel contesto facevano realmente la differenza.

Un jolly in quella squadra formidabile guidata da Muricy Ramalho, che lo utilizzava sia come terzino che come interno di centrocampo. Due ruoli con poco in comune che però si sposavano alla perfezione con le sue caratteristiche: l’andata di quella finale contro il Peñarol la giocò in mezzo per via dell’assenza di Ganso, poi al ritorno fu spostato a destra e segnò il gol che valse il titolo dopo 48 anni di digiuno del Santos.

Combinazioni intriganti che lo portarono in Europa a essere valorizzato da Julen Lopetegui: al Porto plasmò un terzino di fisico e gamba che impressionava per la sua capacità di coprire il campo. Per questo il Real Madrid fu costretto a vincere un particolare Clásico di mercato con il Barcellona per assicurarselo.

Il difensore più pagato della storia del club merengue, un’etichetta fin troppo scomoda con cui convivere: da lì è iniziato il suo battagliare con top assoluti del ruolo che gli hanno impedito di trovare continuità in campo internazionale. Carvajal prima, Walker al Manchester City poi, sono stati gli ostacoli per rivederlo ai livelli di Santos e Porto.

Il minutaggio ristretto non gli ha impedito però di restare nel giro della nazionale brasiliana, dove nella gestione Tite è stato spesso titolare: al Mondiale si è alternato con Fágner, uno dei pupilli dell’allenatore dai tempi del Corinthians, poi anche Fabinho è stato utilizzato in quel ruolo nelle amichevoli successive. Per fare sua quella fascia destra c'è però bisogno di tornare a essere protagonisti con il proprio club. Che potrebbe non essere più quello inglese.

Simone Gamberini

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