Daniel Maldini si è raccontato in una lunga intervista alla rivista settimanale Sportweek: l’attaccante classe 2001 è in un ottimo momento di forma, ha segnato tre gol nelle ultime quattro partite giocate con il Monza e sembra aver trovato la dimensione giusta per esprimersi ad alti livelli. Oggi ha svelato come si sente e come si comporta di fronte alle pressioni dovute al suo cognome, e al continuo confronto con il padre Paolo.
“Se avere gli occhi addosso mi procura pressione e ansia? No… Sicuramente da me ci si aspetta sempre qualcosa in più, per le mie qualità tecniche e perché mi chiamo Maldini, ma ci sono abituato e ormai non mi cambia più di tanto. Ho imparato a conviverci. È stato così e sarà sempre così. Del resto questo è il momento più delicato della mia carriera: se non subisco il peso di certe pressioni adesso, immagino che sarò ancora più tranquillo in futuro. Poi, un pizzico di ansia prima della partita fa bene: ti dà quel brivido, quella voglia di essere determinante in campo“, ha detto Maldini a Sportweek.
Sul suo idolo da bambino: “Messi, ma mi lascia a bocca aperta ancora adesso. E non soltanto per quello che fa in campo, per la sua capacità di rendere semplici anche le cose più difficili, ma anche come persona, perché mi sembra uno a cui non gliene frega niente. Uno che si lascia scivolare tutto da dosso“.
“Se lo faccio anch’io per proteggermi dal cognome che porto? Forse. Magari è una conseguenza, ma non ci faccio caso. Lo faccio in automatico. Sono solo uno che cerca di vivere una vita normale nonostante il suo nome e la sua storia“, ha aggiunto Maldini.
Infine, sul fatto che qualche persona pensi che lui giochi soltanto perché è figlio di Paolo Maldini: “In campo, tra i giocatori, nessuno me lo rinfaccia, sono sincero. Fuori, sì, anche se nessuno me lo dice apertamente. Immagino che ci sia gente che pensa che io sia un raccomandato, ma non c’è niente di male a farlo“.
L’INTERVISTA COMPLETA E’ DISPONIBILE SULL’EDIZIONE ODIERNA DI SPORTWEEK
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