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Dall’esordio nel Bayern di Guardiola al Chievo Verona: Gianluca Gaudino cerca il rilancio

Nel 2015 era giovane, anzi giovanissimo. Gianluca Gaudino, appena 18enne, era riuscito però a stregare Pep Guardiola: grazie alla sua semplicità, grazie a quel tocco timido ma efficace che già gli avevano permesso di proiettarsi nel futuro. Il salto definitivo dalla Jugend alla prima squadra del Bayern (non uno scherzo, soprattutto quando si tratta di Monaco) era possibile. In mezzo al campo, in una macchina da gioco perfettamente oliata come quella dell’allenatore spagnolo, il figlio di Maurizio – ex giocatore dello Stoccarda, con cui incontrò anche il Napoli nella finale di Coppa Uefa del 1989 – aveva destato un’ottima impressione: otto presenze nella sua prima stagione in Bundesliga, la giusta esperienza per continuare a crescere. Lontano, però, dalla Germania e dal Bayern: a gennaio 2016 – dopo, va detto, diverse turbolenze nell’ambiente squadra B, in cui Gaudino giocava alternandosi con la prima – la decisione del club di spedirlo in prestito nella vicina Svizzera: destinazione San Gallo. Nel mezzo, prima del rinnovo con i bavaresi, anche un forte interessamento del Milan.

A un anno e mezzo di distanza, forse, al Bayern si staranno mangiando le mani. La crescita di Gaudino, dopo un avvio promettente con la squadra allenata dall’ex Amburgo, Joe Zinnbauer, si è infatti pesantemente arrestata, costringendo così il club a rivedere i pensieri che aveva fatto su di lui. Motivo per cui, ora, a provare a rilanciarlo sarà il Chievo Verona, con cui ha firmato un contratto di 4 anni. Del prestito al San Gallo, al classe 1996, è rimasto solo l’entusiasmo della prima avventura della carriera lontano da Monaco, che ne ha rinforzato il carattere: nell’ultima stagione – la sua seconda in Svizzera – appena 18 presenze (la maggior parte dalla panchina, ndr), finito nel mese di marzo addirittura in seconda squadra. “Certo, va tutto meglio quando si gioca”, ha detto in una recente intervista. “Se rifarei la scelta di venire al San Gallo? Il Gaudino di oggi direbbe si, quello di allora probabilmente no. Ma, dopotutto, sto ancora lavorando su me stesso, sono un ottimista“. Per questo motivo, a soli 20 anni, nulla è perduto: dopo la fruttuosa esperienza con il Bayern Monaco e il difficile periodo in Svizzera, Gianluca Gaudino è pronto a sorridere di nuovo. A portarlo in Italia, Paese dei suoi nonni, il Chievo Verona, deciso a lavorare su di lui nella speranza che torni quello che, solo due anni fa, aveva stregato Pep Guardiola.

Redazione

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