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Dalle semifinali Uefa con il Parma al Lentigione, la storia di “Pippo” Savi: “Sfortunato? Direi di no…”

“Voi parlate tanto di Cigarini e Dessena, ma quanto è forte Pippo Savi?“. Lo pensavano un po’ tutti a Parma. Da Pietro Carmignani che li lanciò ai “grandi” che capirono subito di trovarsi di fronte a un vero e proprio campioncino. Purtroppo Fillippo oltre che il pallone ha dovuto prendere a calci anche la sfortuna, che solo ultimamente lo ha lasciato tranquillo, portandosi però via con se un sogno. Cigarini-Savi-Dessena il trio delle meraviglie. I primi due ce l’hanno fatta, chissà allora dove sarebbe potuto arrivare Savi…

Cinque interventi alle ginocchia, l’addio temporaneo, poi il Lentigione in Eccellenza. Il tutto senza mai perdere il sorriso e l’umiltà. “Anzi, mi ritengo fortunato, anche molto” – dichiara Filippo Savi ai microfoni di GianlucaDiMArzio.com – “Ho vissuto esperienze bellissime e mi sono tolto delle grandi soddisfazioni. Ho avuto la fortuna di giocare ad altissimi livelli e gli infotuni mi hanno permesso di studiare e laurearmi: penso che se non mi fossi fatto male non sarei riuscito. Poi sono felice di giocare nel Lentigione, una famiglia. In società ci sono tante persone a cui voglio veramente bene. Ho la famiglia, gli amici.Sento tanta responsabilità e sono felice di questo”. Come mai questa scelta? “Sono arrivato a Lentigione nel 2014 con la squadra in Eccellenza e abbiamo centrato subito la promozione. L’anno scorso siamo stati inseriti in un girone molto difficile, ma nonostante tutto siamo riusciti a disputare un buon campionato. Quest’anno abbiamo ringiovanito parecchio la rosa. L’obiettivo di inizio stagione era di centrare un’altra salvezza tranquilla ma dato che adesso siamo lì in alto cercheremo di rimanerci il più possibile. La D è un campionato importante, si respira vero calcio. Ci alleniamo tutti i giorni e poi in tutte le squadre ci sono ragazzi che hanno giocato ad alti livelli, anche in serie A…“. Già, come Filippo… : “Sono stato operato 5 volte alle ginocchia, quattro interventi al sinistro e uno al destro. Sono rimasto fermo una stagione e avevo addirittura pensato di smettere. Nonostante il numero di interventi e un campionato di inattività ho trovato una squadra come il Lentigione che mi ha voluto e adesso sono già fortunato a giocare in serie D”.

L’anno scorso il destino lo ha messo di fronte al suo passato, il Parma. Piccola pausa, sospiro e via… : “Due partita vissute in modo intenso, sia quella dell’andata, giocata a Brescello, davanti a una cornice di pubblico inusuale per noi, sia quella al Tardini. Io sono entrato nel Parma a nove anni, ero in quinta elementare. Ho fatto tutta la trafila, ho vinto lo scudetto con gli Allievi Nazionali, da capitano e ho avuto la fortuna di giocare con i gialloblù in serie A, in Coppa Uefa e in Coppa Italia: è stata una partita veramente speciale”. Ricordi che creano quasi un nodo in gola a Filippo: “Sarebbe stato bello uscire con un pareggio dal Tardini, invece negli ultimi minuti hanno segnato: pazienza, erano più forti…”. Giuseppe Rossi, Marco Rossi, Lupoli, Dessena, Cigarini, Savi. Potevano fare la storia del Parma, invece… :“Quasi tutti ragazzi che hanno giocato in serie A. Con quella squadra abbiamo vinto lo scudetto, ma purtroppo il Parma era in difficoltà economiche e quel patrimonio è andato perso. Eravamo in amministrazione controllata, molti di noi hanno ricevuto offerte importanti e se ne sono andati. Con Dessena ci siamo visti l’anno scorso, quando è tornato qui a fare la riabilitazione dopo il brutto infortunio. Mantengo ancora contatti con Marco Rossi, con il quale ho degli amici in comune. Adesso lui è andato a giocare in Nuova Zelanda, al Wellington, e quindi ci frequentiamo meno”. Idolo? Sabri Lamouchi, mi piaceva tantissimo e quando andavo allo stadio avevo occhi solo per lui. Era un giocatore che sbagliava poco, regolare. Modello? Mi è sempre piaciuto Daniele De Rossi, ho anche avuto la fortuna di giocarci contro, è stato molto emozionante”.

Genio in campo e genio fuori, Filippo non ha mai avuto problemi a scuola: Mi sono diplomato all’Istituto agrario con cento centesimi. Sì, mi è sempre piaciuto studiare e non ho mai fatto molta fatica a far coincidere i due impegni. Lo studio è molto importante e ora ne raccolgo i frutti, è il mio lavoro. La mia carriera ormai sta per finire e quindi ho avuto la fortuna di continuare gli studi e laurearmi, adesso la speranza è di trovare lavoro in un’industria agroalimentare qui a Parma. Mi sono laureato in Scienze dell’Alimentazione e l’anno scorso ho lavorato in un’azienda, la Rodolfi e Mansueto: mi occupavo del controllo di qualità. Quest’anno ho dovuto rinunciare perché facendo allenamento tutti i giorni era diventato impossibile far coincidere le due cose”. Esordio? Un giorno Carmignani gli disse di marcare un extraterrestre: “Ebbi la fortuna di sapere solo la mattina che avrei dovuto giocare titolare e marcare Kakà a uomo. Non ci fu neanche il tempo di emozionarmi. E’ passato tanto ma ricordo di aver fatto una bella partita…”. E cosa ricordi della scritta “Pippo Savi uno di noi“? Ride… Quando i ragazzi del Parma mi fecero quella maglietta lì mi venne da piangere. Ero quasi un anno fermo e avrei dovuto subire un altro intervento al ginocchio e la mia carriera era attaccata a un filo. Andare al Tardini e vedere la squadra scendere in campo con quella maglietta è stata una delle emozioni più grandi di tutta la mia vita: è ancora appesa in camera”. Poi al ritorno la fascia da capitano… : “Sì, prima in Coppa Uefa e poi in Coppa Italia. Al mio ingresso in campo Fernando Couto mi lasciò la fascia: anche quella è appesa in camera. Inoltre me l’ha passata un idolo come Fernando, per me il massimo. Ho avuto tante delusioni è vero, ma anche tante piccole-grandi soddisfazioni”.

Pippo non è proprio un amante dei Pc: “Vero (ride di nuovo). Però con l’università ho dovuto necessariamente migliorare la mia conoscenza, perché ho seguito diverse lezioni online e quindi mi sono migliorato anche in questo.I social però no, rimangono qualcosa di off limits. Non li ho fatti e penso che sia meglio così, perché alla fine mi porterebbero via molto tempo e preferisco fare qualcosa di più utile. Studiare o leggermi un libro ad esempio. Ho letto quasi tutti i libri di Johh Grisham. Ultimamente mi sono dedicato a quelli di Ken Follett e mi è piaciuto molto ‘Il Suggeritore’ di Donato Carrisi. Ho letto quasi tutti i suoi libri questa estate”. Futuro? Quando finirò di giocare a calcio mi dedicherò al lavoro. Sono ancora giovane ma nel mio futuro spero di trovare un lavoro che mi piaccia, che combaci con gli studi che ho fatto. In D i contratti sono annuali, difficile strapparne più lunghi. Io vorrei trovare una stabilità economica per me, la mia ragazza e la mia famiglia e quindi sono più propenso per il lavoro”. E cosa racconterai ai nipotini? “Le partite più importante della mia vita, quelle giocate nel giugno del 2005, gli spareggi salvezza con il Bologna. C’era una tensione incredibile. All’andata giocai titolare, al ritorno passai tutto i match a scaldarmi e la tensione mi stava mangiando vivo. Poi la festa che ci fu dopo, per le strade e in piazza, è stata unica. L‘ultimo spareggio della Serie A, anche per questo indimenticabile. Ma l’accoglienza di pubblico e città fu veramente un’emozione indescrivibile. La provai a diciotto anni ma sembra ieri”. E ancora oggi a Parma nessuno si è scordato di Pippo, “fenomeno” in campo e nella vita di tutti i giorni.


Francesco Caruso

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