Categories: Interviste e Storie

Dalle lacrime per Davide a leader della Fiorentina. Saponara, emblema di una squadra rinata dal dolore

Vero e proprio punto di riferimento di una rinascita inaspettata. C’è anche il suo zampino nella quarta vittoria consecutiva della Fiorentina, che adesso sogna l’Europa. Ma, in fin dei conti, Riccardo Saponara sa come ripartire quando si tocca il fondo. Lo ha già fatto dopo aver fallito al Milan, la sua squadra del cuore. Due anni con quella maglia che sognava fin da bambino, al fianco di Kakà, suo idolo. Solo 305 i minuti giocati, in un’avventura martoriata dagli infortuni. Penalizzato, forse, anche dalla sua troppa sensibilità: “Non ce la faccio papà, non mi sento all’altezza” Ripete a casa. Il suo incubo che sembra avverarsi, la paura di sentirsi un eterno incompiuto, incapace di non realizzarsi in un grande club. Comincia addirittura a mettere i soldi da parte, pensando di aprire un’attività per garantirsi un futuro indipendente dal calcio. Vive tutto come se fosse l’ultima occasione. Approfitta dell’infortunio per tornare velocemente in Toscana e confessare il suo amore a Giulia, che poi diventerà la sua compagna. Ad Empoli, successivamente, tornerà per giocare a calcio, per ritrovarsi. L’approdo alla Fiorentina per riprovarci. Arriva a sorpresa, classico blitz di Corvino alla vigilia della trasferta di Genova. Sousa all’inizio non se lo aspetta nemmeno, poi sorride. Un obiettivo su tutti, conquistare l’azzurro della Nazionale. Un 2017 Iniziato con l’entusiasmo di una volta, con la speranza di diventare un pilastro nella nuova Fiorentina che verrà. Poi l’infortunio alla caviglia da cui riprendersi, Sousa e i suoi ragazzi in difficoltà e al centro della critica. L’intervento chirurgico in estate e una preparazione tutta in salita. Il ritorno in campo a Verona lo scorso ottobre, la metatarsalgia del piede sinistro che lo tiene fuori per un altro mese. Solo 149 minuti giocati in campionato in questa stagione prima di marzo. Poi la batosta più forte, un dolore mille volte superiore rispetto ad ogni panchina, ad ogni infortunio.


La Fiorentina dice addio al suo Capitano, Davide Astori, perdendo per sempre un gran giocatore. Lui, Riccardo, saluta definitivamente quello che prima di tutto era un amico. La persona che lo ha accolto con un “Ciao Ricky”. Che lo sosteneva quando l’umore era a terra, il compagno con cui giocava alla Playstation e guardava le puntate di Masterchef. L’omaggio che gli ha voluto dedicare ha commosso l’Italia e non solo, lui che i social non li usa mai perché vive tutto dentro di sé. Hanno toccato il cuore i suoi occhi rossi e gonfi di lacrime con cui ha appeso alle inferriate del Franchi le magliette rosse e bianche con il numero tredici, oltre al cartellone in cui ci sono tutti gli ultimi saluti da parte dei compagni. Il suo al centro, perché è sì il più lungo ma anche il più bello. Chissà quante volte avrà ripetuto sotto voce “Esci da quella maledetta camera Capitano” durante le sue solite passeggiate sui Lungarni, con le cuffie alle orecchie per isolarsi da tutto e tutti. Con lo sguardo a guardare verso l’alto per vedere le bellezze di una città splendida ma anche, e soprattutto, per immaginare il sorriso del suo amico. Che adesso lo starà applaudendo, perché Riccardo ha trasformato la sua sensibilità in forza, non più in debolezza. Le ha giocate tutte da quel maledetto 4 marzo, a partire dalla sfida contro il Benevento. È suo l’assist per il gol decisivo di Vitor Hugo. È suo parte del gol con cui oggi Simeone ha piegato il Crotone. Botta dal limite, Cordaz non benissimo e tocco vincente dell’argentino. Va anche vicino alla rete Riccardo nelle battute finali, ma il portiere gli nega la prima gioia da dedicare a Davide. “Ha ritrovato la giusta condizione fisica e mentale”, ammette Pioli in conferenza stampa. Ora la partita più difficile, tornare di nuovo ad Udine. Farà un effetto strano a tutti, di quelli che non si possono nemmeno immaginare. Per lui, forse, un po’ di più, perché è diverso. Ora, pero, è più forte. Non gioca più da solo ma con una persona sempre al suo fianco, che gli da’ più forza di tutti. Di qualunque allenatore, compagno o Presidente. Lui e Davide, due anime in un solo corpo. Sempre insieme, per un futuro tutto da scrivere

Simone Golia

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