San Siro, ore 15 e una tipica domenica di pallone. E poi? Beh, e poi c’è il “9”: il bomber, l’elemento più atteso, quello che tutti vogliono veder gonfiare la rete.
Quello che Gonzalo Higuaín, dallo scorso luglio, rappresenta per il Milan: figura che in rossonero mancava, numero di maglia parlando, dai tempi di Pippo Inzaghi.
Eternità di tempo e maledizione legata ad una divisa in particolare sempre più indirizzata, all’interno di questa stagione, a veder scritta davanti a sé la parola “fine”.
Nelle sue ultime 5 presenze consecutive in maglia rossonera è sempre andato in gol; oggi, due palloni giocabili nei primi 45’, due palloni spediti in porta: il Chievo ci mette del suo, da seconda fase difensiva più perforata del campionato. Ma la consapevolezza di avere un attaccante così, là davanti, ora fa tutta la differenza del mondo: certezza di leadership e implacabilità sotto porta, mai realmente avvertita nelle scorse annate, e qualità nella manovra.
Quella che ha portato Higuaín ad affinare sempre più l’intesa con Suso, aspettando il meglio da Calhanoglu, portando lo spagnolo ad offrire il 3° assist stagionale al suo punto di riferimento offensivo.
Serviva uno così, al pubblico rossonero, per ritrovare applausi ed entusiasmo: mostrati regolarmente di fronte alla maggior parte di giocate standard dell’argentino, da una finta a disorientare due avversari alle aperture sugli esterni, rincarati nel vederlo allontanare un corner avversario e rientro difensivamente.
Il concetto di naturalezza e semplicità in ogni cosa: persa dai tempi di Ibrahimovic, capace di mischiarne l’essenza a piacimento con un genio con pochi eguali, riabbracciata con il colpo principale del mercato estivo milanista.
Pronto a continuare in quella missione realizzativa che lo ha portato a infrangere record di reti stagionali, in maglia Napoli, iniziata proprio nell’agosto 2013 contro il Chievo, vittima della prima rete italiana del “Pipa”.
Ed è dal capo della sua “banda”, come Higuaín è ormai solito chiamare il gruppo di cui è diventato punto di riferimento indiscusso, che il Milan mette un mattoncino in più verso la risalita alle prime posizioni della classifica: insieme a Bonaventura, in gol nel giorno della sua 150° presenza in maglia rossonera e capace di segnare praticamente un terzo dei suoi gol (11 su 31) sotto la gestione Gattuso, e ad un gruppo sempre più legato al suo leader.
Quello che attendi sempre per un applauso, un incoraggiamento, una carica in più: che trovi sempre, più semplicemente, sotto porta. Tipica aspettativa da “vecchia” domenica alle 15, senza troppe domande e con una sola, vera certezza risolutrice: il bomber.
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