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Dagli sms con Maicon al rigore ‘alla Totti’. (Semaforo) Verde in casa Avellino: “Vi racconto la mia storia”

Nel quartiere del “Rione Traiano”, lì dove è nato e cresciuto, lo chiamano ancora Danielino. Sì, perché Daniele Verde è ancora un ragazzo. Dal 20 giugno del 1996 sono passati solo 20 anni, ma a giudicare da quel che fa fanno vedere con la palla tra i piedi, si potrebbe dire che sia già un veterano. Ha esordito in serie A con la maglia della Roma, ha segnato con quella del Pescara in serie B e sabato ha realizzato anche la sua prima doppietta. Con la maglia dell’Avellino, allo stadio Partenio, a pochi chilometri dal casa, dalla sua Napoli. “In tribuna c’era tutta la mia famiglia – ha raccontato a ginalucadimarzio.com dopo la vittoria contro la Pro Vercelli – come sempre nelle partite in casa”. Non uno ma due gol, per sbloccarsi (finalmente) e diventare idolo di una piazza che aspettava da tempo una gioia così. “Avellino non merita di stare così giù in classifica perché i tifosi stono eccezionali e perché abbiamo un gruppo di ragazzi che credo sia unico in Europa”.

Il secondo gol è arrivato dal dischetto, lì dove non ha avuto paura di presentarsi nonostante la giovane età. “Il mister aveva indicato me, poi ho incrociato lo sguardo di Ardemagni e ha visto che ero più pronto. Mi ha fatto capire: ‘Battilo tu’, ed io sono andato senza paura”. E sopratutto con un’immagine ben precisa nella mente. “Al momento di calciare ho preso spunto da Totti”. Chi? Sì. Francesco Totti, il capitano della Roma che è stato anche capitano di Daniele Verde. “E’ una persona fantastica. Qualsiasi giovane passi sulla sua strada si troverà alla grande perché ha un consiglio per tutti”.

Daniele a Roma ci è arrivato da piccolissimo, quando dalla scuola calcio Pigna fu preso per i giovanissimi nazionali giallorossi. In panchina c’era Vincenzo Montella che dopo avergli fatto fare un tempo da terzino al primo stage, lo spostò subito esterno d’attacco. D’altra parte con quei piedi e quella qualità, tenerlo così arretrato sarebbe stata una follia. Piedi e qualità, dunque, che non potevano certo sfuggire a Rudi Garcia che il 17 gennaio del 2015 lo ha fatto esordire in serie A. “Quel giorno non lo dimenticherò mai. Mi stavo riscaldando con Maicon, eravamo solo noi due. Ad un certo punto Garcia mi guarda e fa: ‘Fai uno scatto e vieni’, pensavo ce l’avesse con Maicon, quando mi giro e vedo che era da tutt’alta parte”.

A proposito di Maicon. “E’ uno dei miei ex compagni con i quali mi sento ancora oggi. Qualche messaggino ogni tanto, davvero un grande lui”. Mentre ad Avellino ha già trovato il nuovo punto di riferimento. “Gigi Castaldo numero uno assoluto: in campo e fuori. Un vero esempio. E poi è il maestro delle carte! Con lui non mi ci siedo neanche a giocare: è troppo forte. Però lo osservo sempre, mi fa morire!”. Con tante coincidenze fortunate: dalla lupa romana ai lupi di Avellino, dal verde della maglia al Verde che porta scritto dietro la maglia. A furia di osservare, da Totti a Castaldo, Danielino si sta facendo uomo.

Redazione

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