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Da una casa famiglia al Torneo di Viareggio, la favola di Augustus Kargbo e la sua missione: “Far conoscere al mondo la Sierra Leone”

Il calcio come unica via di uscita, una sfera che rotola sulle strade di Freetown per conservare la giusta spensieratezza in un Paese, la Sierra Leone, devastato dalla guerra civile. Un conflitto lunghissimo, più di 50.000 morti dal 1991 al 2002. La voglia di sorridere, però, Augustus Kargbo non l’ha mai persa. Soprattutto dopo il gol realizzato oggi all’Empoli, nella seconda giornata del Torneo di Viareggio. Cavalcata sulla sinistra, contatto con Matteucci, rigore prima procurato e poi trasformato. Ne farà anche un altro dopo, in pieno recupero. Questa volta di testa, ma gli verrà annullato per una spinta in area da parte di un compagno. Cinque, invece, le reti stagionali nelle sedici partite disputate in Serie D con il Campobasso, tanto da valergli la convocazione con la Rappresentativa di categoria. Una squadra unita e coesa, nonostante i soli cinque raduni fatti prima della competizione. Tante culture, diverse religioni, numerosi musulmani. Si svegliano alle cinque di mattina, anche per questo dormono tutti insieme, altrimenti i compagni potrebbero non prenderla benissimo. Poi una preghiera, l’allenamento e il campo, dove Augustus corre da tutte le parti. Lui che in Italia ci è arrivato appena un anno e mezzo fa. Come? Con l’aereo, insieme al procuratore, che ha creduto fin da subito nelle sue potenzialità. L’ha visto giocare per strada, scalzo. Poco importa, gli è piaciuto e se lo è portato in Guinea, iscrivendolo in una Accademia. Poi il biglietto di sola andata, destinazione Italia. Laddove ha giocato anche il mito di Augustus e di tutta la Sierra Leone, quel Mohamed Kallon che ha vestito la maglia dell’Inter dal 2001 al 2004. Venti le reti in 65 presenze, Ronaldo, Zanetti, Recoba, Vieri e Materazzi nello stesso spogliatoio, un grande rapporto di amicizia con Pirlo. E anche la palla del possibile 2 a 1 nel ritorno della semifinale di Champions League contro il Milan nel 2003. Poteva essere la rete della finale, fu invece una grandissima parata di Abbiati. L’obiettivo di una vita che, in fin dei conti, è anche il sogno più grande di Augustus: far conoscere al mondo la Sierra Leone.

Troppi sono coloro che non sanno nemmeno in che parte del mondo si trovi, che girano freneticamente il mappamondo appena la sentono nominare. Per farlo servono tanti gol, come quelli di Sadio Mané con il Liverpool. Il suo idolo, il giocatore a cui più si ispira. I primi gol Augustus, invece, li ha segnati al Monticelli, il 14 gennaio scorso. Giusto il tempo di imparare un po’ la lingua, di conoscere i compagni e le dinamiche di uno spogliatoio, perché lui in una squadra vera non ci aveva mai giocato. Classe 1999, alto poco più di un metro e settanta, una grande capacità di attaccare gli spazi e di spaccare le partite. Leggero, nonostante vada matto per la pizza e la pasta. Gliela offrono un po’ tutti, perché a Campobasso lo hanno praticamente adottato. Gli vogliono un gran bene, lo ricoprono di affetto da quando è arrivato. Da una casa famiglia ad una famiglia vera e propria, formata dai compagni di squadra, dall’allenatore e anche dai fisioterapisti, di cui ha avuto bisogno per risolvere qualche problema fisico. Un inizio difficile, con un transfer che non ne voleva sapere di arrivare e tanta rabbia in corpo nel vedere i compagni dalla tribuna. Ora gioca, segna e si diverte al Torneo di Viareggio, dedicando ogni successo ai genitori e ai fratelli, rimasti a migliaia di chilometri di distanza. Loro saranno sicuramente fieri di lui. Augustus, invece, lo sarà solo quando avrà fatto conoscere al mondo la sua amata Sierra Leone.

Simone Golia

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