Kevin Prince Boateng verso il Barcellona. Boom. Bomba sganciata (QUI tutti i dettagli). Una vita da Boa, spesso sopra le righe e sempre in zona gol. Spettacolari alcuni, come quello che fece impazzire San Siro nel 2011 in Champions: aggancio al volo e tacco in velocità per superare Abidal, destro sul primo palo e boato dei tifosi. Proprio contro il Barcellona, quel club osannato da Kevin Prince dopo aver segnato al Camp Nou nel Trofeo Gamper: “Ora posso anche smettere” aveva detto.
Calma, è ancora presto. Perché ora è arrivata la chiamata della vita per chi non conosce mezze misure.
E nella mente i ricordi (confusi) di un’infanzia difficile nel quartiere Wedding a nord-ovest di Berlino. Lì dove: “C’era una sola regola, o muori tu o muoio io”. Prince giocava per distrarsi dai problemi della vita. Primi calci nella “Panke”, una vera e propria gabbia dove ha iniziato a giocare insieme ai fratelli Jerome e George. E c’è chi dice che proprio George era il più forte dei tre. Ma fu l’unico a non diventare calciatore e oggi è conosciuto come BTNG. Professione: rapper.
Tre fratelli, tre storie. Si incastrano? Sì, ma mica tanto. Jerome cresce a Wilmersdorf, quartiere residenziale famoso per i negozi di lusso. Altra musica rispetto a Kevin Prince e George. Rapporto di amore-odio da anni, scelte diverse e sfide sul campo. La famiglia Boateng come simbolo di una Germania multietnica, la loro storia è diventata anche un libro e uno spettacolo teatrale.
Germania, Inghilterra, Italia e Spagna. Il Boa ha fatto il giro del mondo assorbendo culture e modi di vivere. Il suo? Oltre ogni limite. Ma mica lo diciamo noi: “Ho buttato via i soldi tra locali, vestiti e macchine”.
Nel 2007 l’occasione sprecata col Tottenham: “Avevo 20 anni e sembravo vecchio”. Sei giorni su sette dava un calcio alla vita sana, alimentazione sbagliata e la bilancia che segnava 95 chili: “Avevo così tanti soldi da potermi comprare tutto”.
Alt. Stop. Rewind. Così si butta una carriera. Poi è arrivato Klopp che gli ha cambiato la vita: “Morirei per lui”. Nelson Mandela lo chiamava il Beckham africano. E quando gli disse che la figlia voleva sposarsi con lui, Kevin Prince rispose: “Mi dispiace, sono già sposato”. Sopra le righe ma fedele.
Carattere forte, non è d’accordo quando gli dicono di essere arrogante: “E’ una protezione, quasi tutti i giocatori sono così”. Tranne una: “Ronaldinho scherza sempre”.
Insieme una stagione nel Milan col quale Boateng ha totalizzato 114 presenze e 18 gol in tre anni e mezzo. Sei partite contro il Barça in maglia rossonera. Quel Camp Nou che guardava a bocca aperta volando con la fantasia. Oggi è (quasi) tutto vero.
Il destino gioca con il Boa e lui si emoziona. Sensazioni che solo il calcio può regalare. E anche se per la nonna sono solo ventidue persone che corrono dietro a un pallone, durante l’amichevole contro la Pro Patria nel 2013 Pince ha scaraventato il pallone in tribuna togliendosi la maglia davanti a una cinquantina di persone che lo insultavano e gli facevano cori razzisti e andando negli spogliatoi. Mai banale. Istintivo.
Ecco perché durante il periodo allo Schalke ha pensato anche di ritirarsi: “Ma a 28-29 anni era troppo presto”. Però per pianificare il futuro c’è sempre tempo, e così dopo l’estate è uscito il suo primo singolo “King”. Il calcio da una parte e la musica dall’altra. Un disco per spiegare le sue origini tra Germania e Ghana.
“Se mi fossi applicato di più sarei anche potuto andare al Real” aveva raccontato tempo fa. Oggi il Barça ha bussato alla sua vita da (ex) spericolato. Segno che è maturato e si è concentrato (solo) sul calcio. La rinascita al Las Palmas dove De Zerbi già lo osservava da lontano studiandolo come falso nueve. La parentesi a Francoforte e la nuova vita a Sassuolo, dove l’allenatore ha solo dovuto applicare la pratica alla teoria.
Adesso c’è il Barcellona che ha scelto lui per sostituire Munir. Da Prince a King. Per una nuova tappa della sua carriera fatta di eccessi e gol.
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