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Da prima scelta a secondo relegato alla coppa, ma ieri protagonista in League Cup: la serata (e la parabola) di Claudio Bravo

Forse se contro il Leicester il Manchester City avesse vinto senza arrivare ai rigori, di Claudio Bravo se ne sarebbe parlato poco o niente. Normale amministrazione per il secondo portiere di Guardiola, quello fortemente voluto da Pep nel 2016, che ha lasciato Barcellona per approdare in Premier e poi trovarsi, alla sua seconda stagione da Citizen, nel ruolo di secondo. Alle spalle di un altro numero uno, di 10 anni più giovane, e per il quale il manager che gli aveva dato fiducia appena un anno prima ha fatto sborsare al club 39 milioni di sterline. Bravo di nome, panchina di fatto. In questa stagione ha collezionato soltanto 45 minuti in Premier League, ha vissuto la fase a gironi di Champions League da bordocampo ed è stato impiegato – da buon secondo portiere – soltanto in Coppa. Lì sì, i pali tornano suoi. E suona come una delle peggiori retrocessioni del calcio all’interno di un club. Da prima scelta a secondo relegato alla Carabao.


Forse in Inghilterra qualcuno si sarà chiesto quanto sia difficile essere Claudio Bravo. Certo, gli errori non sono mancati. Ma nemmeno gli sfottò, l’ironia inglese tagliente come il freddo di una notte di dicembre. E quei titoli di giornale che caricavano ancora di più un suo sbaglio. ‘Clownio’, ‘Calamity keeper’. Sviste, papere, i numeri contro a inizio 2017 che avevano coinciso con un inevitabile calo del City: 22 tiri, 14 gol presi. ‘Bravo, Claudio Bravo’. Sorrisetti. Delle avversarie, certamente. Di quelli che nemmeno ieri sera sono mancati, quando ha provato un dribbling da brivido su Vardy… E per sua fortuna l’attaccante della Foxes non ne ha approfittato. Ma c’è una cosa in cui Claudio Bravo raramente delude: i rigori. Come se dagli 11 metri riuscisse a voler cancellare il resto. Deviare o bloccare un penalty come le critiche. Qui nemmeno i numeri mentono; da quando è al City ne ha parati la metà. Ed ecco che gli appellativi cambiano. ‘The penalty hero’.

Come ieri sera. Il protagonista della serata è stato lui. E avrà ringraziato i suoi per essere arrivati proprio ai rigori prima di staccare il pass per la semifinale della Carabao Cup. 1-1 alla fine dei tempi regolamentari, stesso risultato anche dopo i supplementari. I rigori sono il suo pezzo forte, non c’è dubbio. Prima Vardy sbaglia, poi è Bravo che para il tiro di Mahrez. Come un copione già scritto. “Ancora una volta Claudio ci ha aiutato in Coppa”, l’ammissione di Pep. Ora Bravo è questo: un ottimo secondo, alle spalle di un giovane fenomeno al quale è anche felice di fare da chioccia. “Ho tanta esperienza e posso dare un aiuto a Eddy (Ederson, n.d.r.) che sta facendo davvero bene. E’ giovane ed ha bisogno di persone gli diano i giusti consigli. Sarebbe da egoista non aiutarlo nel suo percorso di crescita”. Bravo è forse tutto qui. Zero gelosie, le gerarchie sono cambiate e lui si è adattato. Guardiola da un anno ad un altro l’ha prima voluto poi scaricato. Il risultato? Bravo è sempre lo stesso, garanzia para-rigori e dribbling killer. In bilico tra la papera e l’intervento che vale una gara. O un passaggio di turno, come ieri sera in Coppa.

Guendalina Galdi

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