In principio fu Luis Figo. Una delle ali più forti della storia del calcio arrivò all’Inter dopo le stagioni stellari al Barcellona e la definitiva consacrazione al Real Madrid. Indossò la maglia nerazzurra dall’estate del 2005 al 31 maggio 2009, giocando 140 partite e segnando 11 gol. Più dei numeri la differenza la fecero classe ed eleganza. Ogni tocco, in campo, era di velluto.
Ma quali sono i giocatori che hanno portato sulle spalle la stessa maglia? Il numero 7 tornerà ad avere quell’aura poetica che aleggia intorno al Portoghese ancora oggi?
I nomi non sono pochi. Da Orlandini a Fresi, da Pacheco a Conceiçao e Van Der Meyde, ma approfondiremo quelli che hanno segnato nel bene e nel male, la storia recente di questo numero all’Inter.
Ricardo Quaresma: dopo Figo, la 7 la prese un portoghese di Lisbona, sponsorizzato dal portoghese di Setubal. Quaresma, voluto fortemente da Jose Mourinho e di cui i tifosi (trivela a parte) non si sono mai innamorati. Pur accumulando prestazioni dimenticabili, nel suo palmares ci sono anche i trofei della storica stagione 2009/10. Che però non fece in tempo a godersi dato che fu ceduto al Besiktas un mese dopo la finale di Madrid.
Giampaolo Pazzini – Philippe Coutinho: dopo il Portogallo la 7 finì sulle spalle di due giocatori che al popolo interista hanno suscitato (e lasciato) emozioni diverse. Il primo incontrò subito il favore dei tifosi. Era (è) oltre che un attaccante tra i più micidiali sotto porta, il marcatore di quella doppietta, in maglia blucerchiata, che all’Olimpico spezzò il sogno scudetto della Roma, sette anni fa. Destinato a perdersi tra le trame di Gasperini e Ranieri, passò poi al Milan. Il secondo è il nome del rimpianto. La storia di Coutinho in nerazzurro (indossò la 29 oltre che la 7) iniziò nel 2010: era il 27 agosto e l’allora 18enne di Rio subentrò a Wesley Sneijder nella gara di Supercoppa Europea. Poi fu Serie A, un infortunio, il prestito all’Espanyol. Il rientrò senza convincere portò l’area tecnica a cederlo al Liverpool per 10 milioni di euro nel 2013 (i Reds ne hanno rifiutati 160 dal Barcellona alla fine di questo mercato estivo).
Dopo il brasiliano, un gruppo di “7” destinato a non lasciare il segno: Belfodil, Schelotto (anche se l’argentino gli interisti lo ricordano per un pareggio insperato nel derby del febbraio 2013) e Osvaldo. Senza troppe tracce, caduti quasi nell’oblio del popolo nerazzurro.
Goffrey Kondogbia: finché si arrivò al mercato estivo del 2015, quando il 7 finì sulle spalle del centrocampista del Monaco, strappato ai rivali rossoneri e pagato nel complesso 40 milioni di euro. Presentazione in grande stile tra cori da tifoso e una folla infiammata. La musica però cambiò in fretta. Quello fu il preludio a due stagioni deludenti. In questo lasso di tempo ci hanno provato diversi allenatori passati in casa Inter, ma il francese non ha mai trovato la condizione e la giusta disposizione in campo per fare bene. Ad agosto di quest’anno la dirigenza del club ha accordato col giocatore un prestito al Valencia.
E proprio dal club spagnolo, in quest’operazione di scambio, è arrivato Joao Cancelo, difensore classe ’94 che il Mestalla ama alla follia. Terzino di spinta/ala offensiva, con tanta corsa, dribbling e inserimento. Ha debuttato contro la Roma alla seconda giornata, poi infortunio con la sua Nazionale: “Distrazione al legamento collaterale mediale del ginocchio destro”. Tradotto? Fuori più di un mese. Ricordi ormai lontani perché da ieri è tornato ad allenarsi in gruppo ad Appiano Gentile e Spalletti, approfittando della sosta-Nazionali avrà il tempo necessario per prepararlo alla sfida contro i cugini. Gli verranno chiesti movimenti veloci sulla fascia e tanta corsa. Qualità che il terzino possiede. In più ci sono le skills meno tecniche: è portoghese e ha scelto la maglia numero 7. Che il nuovo corso di questo numero (ri)parta proprio dal Portogallo?
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