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Da Cassano a George Best, da ‘pinguino’ a ‘muflone’. Bardelloni, bomber che segna per il Forlì e fa felice Venezia: “Che emozione quel gol al Tardini”

“Grazie Barde! Ieri abbiamo festeggiato!”. Il telefono suona, è Sambo, il secondo portiere del Venezia. Squilla di nuovo e questa volta sono gli ultrà, sempre del Venezia, per ringraziarlo ancora. E’ il day after di Parma-Forlì, il monday night del Girone B di Lega Pro. E il cellulare è quello di Emanuele Bardelloni. Tutto merito di quel suo gol che ha gelato il Tardini all’89’ e che ha fatto esultare i tifosi del Forlì… e quelli del Venezia che così ha allungato in vetta alla classifica (+5 proprio sul Parma).

“Segnare al Tardini, con tutta quella gente, in quell’atmosfera… Parma è sempre una partita difficilissima. E poi per noi adesso ogni punto è oro”. Lo sa bene Bardelloni, visto che il Forlì è a +1 dalla zona playout. Ma lui, tra andata e ritorno, si è confermato ‘bestia nera’ del Parma: “Due partite due gol. Che dire, sono contento. Allenatore e compagni mi hanno fatto i complimenti – ha raccontato a gianlucadimarzio.com – anche perché lunedì sono entrato in campo a 20 minuti dalla fine”. L’obiettivo è restare nella categoria e la conferma in Lega Pro magari potrà passare proprio dai gol di Bardelloni (“Darò tutto me stesso”), che ora è a quota 8 in stagione. Anzi 8½. Felliniano? No, ma perché “avevo fatto gol anche domenica scorsa contro il Gubbio, regolarissimo, ma me l’hanno annullato”. La ricerca del gol, quello pesante. Sempre. Soprattutto dopo un inizio di stagione “un po’ così”.

Provando ad essere migliore, se non il migliore. Come dire… ‘The Best’, il titolo del ‘suo’ libro: “Mi sono innamorato di George Best, non l’ho vissuto ma ho visto dei video. Un giocatore con troppo talento, in qualcosa doveva peccare. Ecco, quella parte dell’uomo non mi piace, ma il calciatore sì”. E cosa serve a Bardelloni per diventare ‘the best’ in campo? “Eh, serve tanto. Ho perso del tempo anni fa, ma quest’anno con le persone giuste e con un allenatore che crede in me sto dimostrando il mio valore e potrei fare ancora di più. Comunque vediamo dove posso arrivare”. Il presente dice Forlì, il passato: Sampdoria. Ed è in blucerchiato che ha conosciuto quello che è diventato il suo idolo: “Da piccolo, perché sono milanista, mi piaceva molto Shevchenko. Poi ho giocato nelle giovanili della Samp e mi sono anche allenato con la prima squadra, a volte con Cassano. E da lì ho iniziato ad ammirarlo perché è un talento assoluto per me e mi piace tanto come giocatore. Mi ha trattato veramente bene quando sono andato in prima squadra. Per me è un grande. Lui al Forlì? Ma magari”.

E prima della Samp, il Brescia. In parte, il motivo per cui ha scelto quello che è il suo attuale numero di maglia, il 21: “A 18 anni in prima squadra al Brescia mi avevano dato il 21 e adesso, qui, volevo ripartire proprio da lì. Perché allora poi per una serie di cose sono dovuto andare via, quindi questa stagione mi son detto di ripartire e di farlo con quel numero lì”. Adesso, dunque, il Forlì, dove “ho trovato una società e dei tifosi che mi vogliono bene ed era quello di cui avevo bisogno”. Tifosi già ‘ubriachi’ di Bardelloni, prendendo in prestito questa definizione da uno striscione. Tutto per lui. ‘Barde’, ‘Sbardella’. Oppure ‘Muflone’: “Adesso mi chiamano anche così, ma mi hanno detto che è positivo”, e un sorriso, come quando ricorda un altro soprannome, ‘pinguino’, dei tempi della Pergolettese. “E’ nato da un tifoso che chiamava così tutti i giocatori che gli piacevano”.

Tifosi vicini, un allenatore che gli ha dato la fiducia di cui aveva bisogno ed uno spogliatoio “sereno e compatto”, fatto non solo di compagni ma anche di amici come Marco Martina Rini (“Abbiamo fatto insieme le giovanili al Brescia, praticamente siamo cresciuti insieme, poi ho parlato di lui all’allenatore ed ecco perché è qui”), Marco Spinosa e Fabio Adobati, quello che “mi fa rigare dritto”. Sì, visto il suo ‘carattere particolare’, “perché dico sempre le cose come stanno, non me le tengo dentro”. Come i pianti per andare a scuola calcio i primi giorni: “Non volevo andarci. A casa giocavo, ma quando dovevo andare all’allenamento piangevo. Poi però mi sono innamorato di questo sport e da quando avevo 6 anni non ho più smesso”. Merito anche del padre che ha trasmesso la passione per il calcio ad Emanuele e a suo fratello Pietro. Un legame forte tra i due, indelebile, tanto da diventare anche un tatuaggio sul suo braccio destro: “Ho due giocatori, uno col 9 e uno con il 99. Il 99 è il numero che piacerebbe a me, ma in Lega Pro non si può prendere. E il 9 è mio fratello, sono molto legato a lui”.

Bomber, attaccante da sempre (“Tranne nel Como di Brevi, nel 4-4-2 ero il quarto di centrocampo”), con la passione per Best e l’ammirazione per Cassano. Prima ‘pinguino’ poi ‘muflone’ che ora ha ritrovato anche la via del gol. 8½, il film di Bardelloni che punta alla salvezza e alla doppia cifra e intanto si gode i complimenti da parte di due tifoserie grazie al gol del Tardini. Quello di un lunedì sera da ricordare. E per cui anche Venezia ringrazia.

Guendalina Galdi

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