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Cuore italiano e miglior difensore d’Olanda: il mondo di Eric Botteghin

Ventiquattro punti in otto partite di Eredivisie, gol-vittoria contro i rivali del PSV e Ibrahimovic fermato in Europa League: alzi la mano chi vuole di più. Eric Fernando Botteghin, forse, la alzerebbe comunque. Non vuole fermarsi a questi tre, grandiosi dati il difensore del Feyenoord, attualmente il migliore nel suo ruolo di tutto il campionato olandese. Lo dicono le statistiche (per tre volte nella Top11 della settimana), lo confermano i fatti: Botteghin è “una bestia, un mostro”, come lo ha definito il suo compagno di reparto Rick Karsdorp.

E non abbiate timore nel pronunciare il suo cognome alla veneta, perchè il sangue che scorre nelle sue vene è tutto trevigiano. Si ringrazi nonno, che, dopo essere emigrato in Brasile negli anni della Guerra, gli ha permesso di ottenere il doppio passaporto: “Cercava lavoro, come molti che avevano deciso di lasciare il Paese. Ed è grazie a lui che ho avuto la possibilità di diventare cittadino italiano, oltre che brasiliano. Per me è un grandissimo onore, lo ringrazierò per sempre per l’amore che mi ha dedicato e per questa eredità che mi ha lasciato”, racconta Eric in esclusiva a www.GianlucaDiMarzio.com.

Botteghin dopo gol vittoria al PSV

La nostra lingua la capisce, ma per parlarla ci sarebbe voluto più allenamento: “Conosco solo poche parole in italiano, ma riesco a comprenderlo abbastanza bene. In questo ringrazio i miei due fratelli, che mi hanno spesso invitato in Italia. Loro hanno giocato a Futsal, al Napoli e alla Lazio. Ora sono tornati in Brasile, ma finché sono stati qui vicino all’Olanda ho avuto occasione di andarli a trovare spesso”.

Inglese o italiano che sia, le emozioni di Botteghin non restano nascoste. Per lui che da giovanissimo ha deciso di lasciare il Brasile, per provare l’avventura da calciatore in Europa. Dopo anni di crescita, ora si gode i meritati complimenti: “In questo momento sono davvero felice, penso sia stata finora una delle migliori stagioni della mia carriera. È il secondo anno al Feyenoord, un club davvero grande. Sono qui in Olanda da quando avevo 19 anni, ogni stagione ho fatto un passetto in avanti. Ho potuto imparare molto dovunque ho giocato e ora sono arrivato a fare bene proprio nell’età giusta per un calciatore (29, nel suo caso). E credo che tempi ancora migliori potranno arrivare prossimamente, quando conoscerò ancora meglio la mia squadra e il modo più giusto di stare in campo”.

Due anni fa, quando giocava al Groningen, Botteghin è stato premiato tra i difensori migliori dell’Eredivisie. Poi una stagione complicata – la prima – a Rotterdam, fino all’affermazione: “Adesso mi sento in fiducia, stiamo raccogliendo risultati sensazionali. L’ultima stagione è stata difficile, è vero, ma abbiamo imparato dai nostri errori. Ogni tanto si può inciampare in complicazioni, ma l’importante è prendere coscienza e saper ricominciare. E noi lo stiamo facendo: ci conosciamo bene e lavoriamo da squadra. Il segreto di Giovanni van Bronckhorst è proprio questo: è molto giovane, quindi sa come ragioniamo e sa sempre come parlarci. E sa anche vincere, è cresciuto insieme a noi”.

Eric Botteghin contro Zlatan Ibrahimovic durante Feyenoord-United

Due i passaggi fondamentali di questa stagione per l’italo-brasiliano: il gol decisivo al PSV e la fenomenale partita contro i Red Devils (1-0 al De Kuip), in Europa League: “Segnare ad Eindhoven – racconta – è stata una grande emozione, soprattutto perchè giocavamo contro una delle più storiche rivali. È stato speciale, proprio come vincere contro il Manchester United. Difendere contro Ibrahimovic? Penso sia il sogno di ogni difensore confrontarsi con i più grandi attaccanti del mondo. E lui lo è: mi sono divertito e aiutare la squadra a mantenere un clean-sheet è stato fantastico, una sensazione davvero difficile da spiegare. Una soddisfazione unica“.

Botteghin segna anche tanto, con la maglia del PEC Zwolle, il suo primo club in Olanda, è arrivato addirittura a farne dieci in poco più di cento partite: “I mio lavoro sarebbe di non far segnare gli avversari, ma se posso aiutare la squadra a vincere… beh, lo faccio più che volentieri (ride)! E spero di segnare ancora in questa stagione, non mi voglio fermare di certo qui. “. E… “se difendo come un italiano? Sì, perchè no. Penso sia un grande complimento per coloro che lo ricevono. Tutti conosciamo la storia dell’Italia e quanto bene siano capaci gli italiani a difendere. E poi, a dire il vero, dentro di me sangue italiano scorre per davvero”.

Redazione

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