“Vedi… tra Empoli e Spal ho affrontato periodi difficili. Non mi sentivo bene. Non mi sentivo me stesso. Tornavo a casa ed ero triste, non stavo bene. Tutto sembrava andare male”. La voce di Giovanni Crociata è calma e al contempo emozionata. In quelle parole c’è la sensibilità di chi ha conosciuto i tratti dell’inquietudine. C’è la consapevolezza di chi ha costruito e costruisce giorno per giorno una propria serenità. Il viaggio del centrocampista del Lecco parte dalle campagne siciliane e arriva fino alla Milano rossonera. “Sei come De Rossi”, gli urlava Pippo Inzaghi, suo allenatore nelle giovanili, durante le partitelle. Gli insegnamenti di Brocchi che è stato “come un papà” lo hanno portato in Serie A. Poi, però, esistono anche le fragilità di una persona. La differenza sta nel coraggio di affrontarle e di raccontarle.
Quello di Giovanni è un viaggio che va al di là del “solo” calcio. La chiacchierata ai microfoni di gianlucadimarzio.com è stata un percorso introspettivo dentro quelle fragilità e le sfumature emotive e psicologiche dell’essere umano. Perché non bisogna per forza star bene. È il concedersi alla paura per trovare il proprio equilibrio. “Perché ora che sto bene, in campo è tutta un’altra storia”. Ora è la fantasia a guidare i pensieri.
Nel suo sorriso si riflettono i colori caldi e accoglienti della sua Sicilia. Un bambino con le sue scarpette gioca immaginando di essere “Miccoli al Barbera. O anche Lampard, non chiedermi il perché”. La sua terra, le sue origini: “La mia famiglia abita in campagna vicino a Palermo. Abbiamo uno spiazzo con tre ingressi al magazzino di mio padre. Erano le mie porte”. Pum, pum, pum. Una strada in asfalto un po’ in salita e un pallone: “Pensavo sempre al calcio”. La scuola calcio del paese “insieme a Tumminello” e i primi tornei. Poi la chiamata del Milan: “Mi volevano anche Inter, Juve e Palermo. Venne in Sicilia un dirigente bianconero per convincermi”. La scelta ricade sui rossoneri: “Mi hanno seguito tanto, sentivo la loro vicinanza”. Dal campetto al Vismara: “È cambiato tutto”.
“Il primo anno al Milan soffrii tanto il distacco. Mi chiudevo in bagno a piangere. Mio padre non prende l’aereo. Non sai quante volte è arrivato in macchina dalla Sicilia per stare con me”. Un inizio non semplice tra il distacco da casa e il peso di una maglia prestigiosa: “Ricordo ancora l’ansia in alcune partite, un derby per esempio”. La fiducia del club non è mai mancata: “Hanno capito la persona che ero e mi hanno aiutato a crescere come ragazzo. Il Milan è un contesto incredibile”. Compagni diventati amici: “Vido, Olivieri, Vassallo, De Santis, Bordi.. andiamo ancora in vacanza insieme”. E Inzaghi e Brocchi come allenatori nelle giovanili. L’ex numero 9: “Una persona fantastica. Ti fa capire il Milan. E che carica che trasmette. Brocchi per me è stato come un papà. Mi è stato molto vicino”. Con la promessa dopo il secondo anno di Primavera: “Ti porto con me a Brescia, ma non ti faccio fare più di 5 presenze eh”.
Ma fermi un attimo, un passo indietro. “Facevo gli Allievi Nazionali e Filippo Galli mi disse che sarei dovuto andare ad allenarmi con la Prima Squadra. La sera facevo fatica a dormire. Peccato che alla fine non andai (ride ndr)”. Niente paura, un appuntamento solo rimandato: “Entrare nel loro spogliatoio faceva uno strano effetto. Vederli, salutarli… che emozione”. Abate un fratello maggiore: “Ricordo che una sera io e altri ragazzi facemmo un giro a Milano. Il giorno dopo arrivò Ignazio”. “La sera dovete stare a casa”. Una tournée in Cina: “Quanta gente innamorata del Milan”. Un pensiero va a Mihajlović: “Era una persona davvero buona. Stava molto vicino ai suoi giocatori. Ricordo che Josè Mauri stava attraversando un periodo difficile e lui lo aiutò molto”.
Il prestito a Brescia con Brocchi: “Mi riempiva di consigli. Pressioni, aspettative, distrazioni: voleva tutelarmi”. Gli anni a Crotone. Prima la retrocessione, poi una stagione difficile, infine la promozione: “Un campionato bellissimo con Stroppa. Ricordo quel giorno, eravamo in aeroporto. La Cremonese di Bisoli pareggiò: eravamo in A. Facemmo un casino…”. Tornati a Crotone “una folla incredibile”. Dallo spiazzo davanti a casa alla Serie A. Istantanee nitide nella mente. Tre partite, tre stadi: “La prima da titolare contro la Roma all’Olimpico contro De Rossi”. Poi la sfida al “suo” Milan a San Siro: “Con Calabria, mio amico dalle giovanili, ci siamo insultati scherzosamente per tutta la gara”. L’ultima a Napoli. Gli occhi di Giovanni tornano lì: “Sfiorai un grande gol. Saltai Albiol, tiro a giro. Reina fece un miracolo…”. A Empoli poi incontra Dionisi: “Grande preparazione, dopo gli allenamenti mandava a ogni giocatore il video personalizzato”. E poi Andreazzoli: “Un maestro di calcio e di vita”.
Empoli, Spal, Sudtirol: anni difficili. Ma ci torneremo tra poco. Andiamo avanti di qualche mese. Gennaio 2023 per la precisione. L’inizio della rinascita coincide con l’arrivo a Cittadella: “Il ds Marchetti mi fece sentire importante dopo tanto tempo”. Motivazioni: “A Sudtirol ho avuto paura per il mio futuro, non vedevo prospettive. La chiamata del Cittadella ha rappresentato una nuova speranza”. Fiducia, parte tutto da lì. Ed è in quel concetto che si trova l’origine della scelta di Lecco dopo la chiamata di Fracchiolla. Perché quello che conta è stare bene. Ds Fracchiolla che conferma la scelta: “Ad averne di Crociata in squadra. Il primo giocatore squalificato che chiede l’accredito per seguire la squadra. Un ragazzo d’oro”. A Lecco ha trovato “un ambiente familiare, squadra forte, piazza calda: qui si lavora bene”. E sulla vittoria con suo gol di Palermo, a casa sua: “La mia prima volta al Barbera. In tribuna ci saranno state 40 persone tra parenti e amici”. “Non ero mai riuscito a giocarci”. E pensare che “prima della partita l’allenatore mi chiamò…”. “Pensavo di farti riposare”. Giovanni non ci vuole credere. “Sto scherzando”. Sospiro di sollievo.
“Tra Empoli e Spal ho vissuto momenti di difficoltà. Pensavo a recuperare solo fisicamente, senza comprendere che ero a pezzi di testa. Per molto tempo sono stato ‘piccolo’, come se rifiutassi di affrontare il discorso legato alla salute mentale”. Mesi di malessere: “Tornavo a casa ed ero triste, non stavo bene. Tutto sembrava andare male”. “Cosa sto facendo? Perché tutto va male?”. Domande e dubbi rimbombano nella testa. Non riesci a uscirne, ti assalgono e oscurano. Poi l’incontro con il mental coach Gabriele Sol che “mi ha cambiato la vita. Affronto le cose in maniera diversa. E una volta che stai bene, in campo è un’altra storia”. Riscoprire la felicità. Scoprire la serenità. “Adesso in campo sono sereno, senza paure e ansie. Ho ritrovato la gioia di giocare a calcio”.
Giovanni ha ritrovato la serenità di quel bambino che calciava contro le porte del magazzino del papà in Sicilia.
Il coraggio di stare dentro quell’inquietudine. Guardarla, conoscerla, apprezzarla. Perché è anche grazie a lei che si diventa grandi e si rinasce. Si diventa sé stessi, un po’ di più. E, alla fine, sei contento di esserci passato in quelle fragilità. Il coraggio di essere sensibili. Giovanni Crociata, perfettamente imperfetto. E ora voce alla fantasia. “Non voglio fermarmi”. È una promessa.
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