“Mi godo il calcio, i record sono una conseguenza naturale più che un obiettivo. L’ansia è sempre la stessa: percepisco ancora quel formicolio allo stomaco, soprattutto il giorno prima di ogni partita”. Le dichiarazioni targate Cristiano Ronaldo, riprese da “ESPN” alla fine dell’ultimo test amichevole pre Europei raccontano al meglio il momento del fuoriclasse portoghese.
La bella doppietta segnata all’Irlanda ha probabilmente segnato un vero e proprio spartiacque nella testa di CR7. Le ruggini di Qatar 2022 – con un ruolo quasi da separato in casa – sembrano ormai alle spalle e l’attaccante dell’Al Nassr, rinato alle dipendenze di Roberto Martinez, si prepara a trascinare il suo Portogallo per la sesta e ultima volta agli Europei (record di presenze nella competizione), tra leadership e un’eredità ancora presente.
Venticinque presenze, quattordici reti, nove assist: quello tra Cristiano Ronaldo e gli Europei è un rapporto speciale. Dalle lacrime dell’allora stellina lusitana in occasione della inaspettata sconfitta in finale contro la Grecia a Euro 2004, al trionfo 12 anni dopo in Francia contro i padroni di casa. Cinque edizioni vissute sempre da protagonista. In mezzo una crescita costante e nessuna paura di raccogliere in modo graduale l’eredità di Eusébio prima e Luis Figo poi.
La cartolina più bella del cinque volte pallone d’oro, però, resta senza alcun dubbio l’exploit emotivo vissuto nel 2016 a bordo campo, dopo l’infortunio in finale. Mai come in quella occasione, infatti, CR7 si era mai mostrato così fragile e umano nel manifestare la propria felicità agli occhi del mondo circostante.
Intervistato da Rio Ferdinand qualche settimana fa, Roberto Martinez ha definito Ronaldo “perfezionista”, spiegando come la sua storia sia il miglior esempio possibile per i giovani del Portogallo. Il concetto, probabilmente banale a primo impatto, riesce ad avere un taglio più profondo.
L’ex selezionatore del Belgio è riuscito a conquistare da subito la fiducia del suo fuoriclasse che ne ha spesso riconosciuto le positive capacità di gestione. Il rapporto tra i due, tradotto ai numeri dalle dodici reti segnate dall’attaccante in dodici gare giocate, non ha esclusivamente contribuito a riportare la leggenda al centro del progetto.
Il tema dell’eredità del numero sette è di fatto ancora un paradosso viste le recenti performance e la continua voglia di migliorarsi. The Last (Euro) Dance. Un banco di prova per dimostrare ancora il proprio valore, soprattutto dopo una stagione vissuta lontano dal vecchio continente. Per regalare l’ennesima gioia dorata al suo infinito presente.
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