Cristiano Ronaldo esulta con la maglia dell'Al Nassr
Sir Alex, le Champions, l’Europeo, la Juve e i record: CR7 in cinque scatti
Il quarantesimo compleanno di Cristiano Ronaldo rappresenta l’occasione di sfogliare uno speciale album dei ricordi per tutti gli appassionati di calcio e non solo. La storia dell’eterno ragazzo, nato a Funchal proprio il 5 febbraio 1985, riesce da sempre a suscitare emozioni e aneddoti.
Il fuoriclasse portoghese dell’Al-Nassr è un mito d’ispirazione globale da 20 anni. Tra trofei, palloni d’oro, gesti memorabili, mentalità vincente e un’ossessione, quella per il gol, che gli ha consentito di esultare per 923 volte in carriera fin qui. Una carriera vissuta sempre al massimo.
Dall’arrivo (con ritorno) a Old Trafford all’esplosione in blanco a Madrid con l’ossessione Champions, passando per l’Europeo vinto, la Juve e un presente ancora a caccia di record.
“Cristo, John, marcalo più stretto”. È la sera del 6 agosto del 2003, inaugurazione del Josè Alvalade e contestuale gara di lusso tra Sporting e Man United. Uno scatenato Alex Ferguson sta richiamando l’esausto O’Shea, alle prese con un giovanissimo Cristiano Ronaldo.
L’amichevole, per il manager scozzese, sa di scintilla finale: strappa l’intesa con Jorge Mendes, affida la 7 rossa a quel ragazzo che crescerà come un figlio e dà inizio alla sua leggenda capace, cinque anni dopo, di portare i Diavoli Rossi sul tetto d’Europa.
L’immagine di CR7 in lacrime, dopo la vittoria del suo Portogallo a Euro 2016, contro la Francia padrona di casa, è probabilmente la più umana della sua intera legacy sportiva.
Lo status di dominatore assoluto sul campo, dopo l’infortunio nel primo tempo, lascia infatti subito spazio a una versione da sensibile capopopolo vissuta al fianco di Fernando Santos, capace, grazie alla rete di Èder, di regalargli il posto più importante nella storia calcistica del paese.
“Se pensi alla Champions pensi a Cristiano, speriamo possa tornare a giocarla.” Cinque trionfi (e cinque palloni d’oro), 140 reti e 48 assist: tra Ronaldo e la coppa delle grandi orecchie, come sottolineato qualche mese fa dal numero uno UEFA Ceferin, esiste un vero e proprio rapporto simbiotico, non soltanto riconducibile a numeri individuali da primatista assoluto.
Una sintonia unica, scoccata nella pioggia di Mosca con lo United e perseguita tra Lisbona, Milano, Cardiff e Kiev con addosso la sua tanto amata camiseta blanca del Real Madrid. In un climax ascendente di giocate da urlo (il gol in rosso col Porto da metà campo, primo premio Puskas della storia, è solo un esempio), rimonte impossibili (qualcuno ha detto Wolfsburg?) e finali da cannibale (su tutte quella a Cardiff contro la Juve). La musichetta, per il portoghese, è di fatto una vera e propria colonna sonora di felicità.
Dei 450 gol targati CR7 col Real, uno, è certamente quello più iconico: la rovesciata segnata alla Juventus ad aprile 2018, accolta dagli applausi bianconeri.
Il portoghese ringrazia e in estate si trasferisce proprio a Torino tra lo stupore generale. Un colpo di teatro di rilevanza assoluta, per lui e per il nostro calcio, tra vittorie, sorrisi e più di qualche lecito rimpianto europeo. Gol? Ben 101 in tre anni. Momento più alto? La straripante tripletta all’ Atletico Madrid. Proprio allo Stadium. Proprio in Champions League.
Il presente di Ronaldo, dopo un tormentato ritorno a Manchester, si chiama Al-Nassr. La voglia, nonostante il tempo che passa, è ancora intatta. Come dimostrano le 81 reti in 89 gare disputate da gennaio 2023.
Adesso, l’obiettivo, è raggiungere quota mille centri in carriera. Per diventare il miglior cannoniere della storia del calcio. Cristiano ci prova e intanto fa 40. Con la certezza di essere già immortale.
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