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Cosenza e quel vizio non adatto ai deBoli di cuore

Nel 2021 ripescato. Nel 2022 salvo ai playout contro il Vicenza. Nel 2023 (ancora) salvo ai playout contro il Brescia. Forse al Cosenza un po’ piace lasciare i propri tifosi con il cuore in gol fino all’ultimo minuto della stagione e anche oltre. 

Cosenza, un’altra salvezza all’ultimo respiro

 

Il club del presidente Eugenio Guarascio l’ha fatto di nuovo, stavolta ai danni del Brescia, che torna in Serie C a trentotto anni dall’ultima volta (era il 1985). E pensare che nelle prime ventuno partite della regular season erano arrivate solo quattro vittorie, tre con Dionigi e una con Viali in panchina.  

 

 

Poi, due sconfitte nelle ultime otto giornate per una stagione definita come “una continua rincorsa” dallo stesso Viali nel pre partita. Quello del Cosenza è ormai un vizio: chi ben comincia è a meta dell’opera non è un proverbio adatto alla squadra calabrese. Partire “quasi” spacciati per poi sorprendere tutti. Sarà la primavera, ma nella seconda parte del campionato il Cosenza si risveglia trovando il suo habitat naturale, un po’ come il Siviglia in Europa League o il Real Madrid in Champions. 

 

Da gennaio i rossoblù si sono rimboccati le maniche e hanno impostato la modalità sopravvivenza-hardcore, come quasi si annoiassero ogni anno a salvarsi troppo presto.

 

 

Testardaggine e anche un po’ di fortuna: nel 2021, infatti, il Cosenza era retrocesso sul campo in Serie C ma grazie al fallimento del Chievo era stato ripescato. Poi due salvezze al fotofinish (e sempre con il brivido). Nei playout del 2022 il Vicenza aveva vinto nella gara d’andata ma la doppietta di Larrivey aveva definito il verdetto: ancora Serie B. 

 

Oggi, un anno dopo, ci ha pensato un difensore, Andrea Meroni, decisivo al 95′. Al Rigamonti di Brescia i tifosi calabresi sono rimasti con il fiato sospeso fino all’ultimo minuto e per molto più di novanta minuti visti i disordini di fine gara (LEGGI QUI COSA E’ SUCCESSO), sperando nel pareggio dopo l’1-0 dell’andata. E cosi è stato. Perchè, d’altronde, meglio un gol allo scadere che nel primo tempo, meglio una salvezza sudata fino all’estate che un campionato anonimo. Tachicardia permettendo.

Andrea Molinari

Nato a Verona nel 1998, il mio primo ricordo vivido legato al calcio è Shevchenko che sbaglia un rigore contro il Bayern Monaco. Grazie a lui (e anche a Kakà) da piccolo mi sono innamorato del pallone. Ma lui non lo sa. Sì, perchè ho giocato anche, purtroppo senza risultati. Nato attaccante, sono finito a fare il terzino: di solito succede a quelli con i piedi quadrati. Oggi provo a dimostrare questo amore scrivendo.

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