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Cosenza-Palermo, Viali festeggia grazie alla parata dell’ex Marson

Un calcio di rigore equivale a un attimo sospeso. Il respiro che s’interrompe, la concentrazione al massimo, la tensione che si addensa nell’aria. 

 

 

Quando all’85’ di Cosenza-Palermo, sul 3-2 per i calabresi, l’arbitro ne assegna uno al Palermo per un fallo di mano di Rigione, il tempo si ferma per tutti. Sugli spalti fra i tifosi, per Matteo Brunori che si presenta sul dischetto, alla ricerca della tripletta. Per William Viali, allenatore del Cosenza, che rischia di veder sfumare la prima vittoria della sua esperienza in Serie B, dopo una prestazione del genere. Ma soprattutto per l’altro protagonista di questo attimo sospeso, il secondo portiere del Cosenza, Leonardo Marson.

 

 

Cosenza-Palermo, Marson para il rigore di Brunori nel finale

Marson si sarà visto passare davanti il film della sua carriera. Negli undici metri dell’area di rigore scorrevano le immagini della sua esperienza a Palermo. Lui che, nato in una terra di portieri come Udine, a diciotto anni vinceva il premio di miglior portiere del torneo di Viareggio 2016. Dal Friuli alla Sicilia, per rincorrere il sogno di un percorso fra i professionisti. Quell’anno sembrava preludere a una rapida ascesa, alla titolarità fra i pali  rosanero. E invece l’anno è di quelli difficili al Barbera, arriva la retrocessione in Serie B e Marson non trova spazio. 

 

 

Poi ci sono il Sassuolo, il Cesena, l’Olbia, la Vibonese. Un percorso più lungo del previsto, spesso accidentato, sempre in Serie C. Questa estate lo acquista il Cosenza. Sa di essere il vice di Matosevic, di non partire coi ranghi del titolare. Fino a una settimana fa, fino a quando Viali, il nuovo allenatore, cambia le carte in tavola, stravolge le gerarchie e promuove l’ex ragazzino prodigio, chiamato a tornare se stesso. I cinque gol subiti fra Pisa e Palermo non sono la migliore delle premesse, ma quando l’arbitro fischia e Brunori va sul dischetto, Marson intuisce che il momento del riscatto è distante solo 11 metri. Si butta sul fianco sinistro, para e salva il Cosenza. Sente la curva del Marulla che lo acclama, si gira a festeggiare, con rabbia. Quella di chi scopre cosa si era perso in tutto questo tempo. 

Andrea Monforte

Classe 2000, monzese (d’adozione), studio Lettere a Milano. Un’indomita ed ereditaria passione per lo sport (calcio, ovviamente, ma anche ciclismo), declinata in “narrazione” tecnica e sentimentale: la critica della complessità come antidoto alla semplificazione. La vaghezza del ricordo personale ha reso l’azzurro del cielo di Berlino 2006 un’indelebile traccia mitologica. Sono nato lo stesso giorno di Ryan Giggs e di Manuel Lazzari, ma resto umile.

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