Hanno smesso per una domenica i panni di genitori, vestendo quelli di calciatori. Un inedito per loro, professionisti nella vita di ogni giorno “prestati” al pallone per una settimana. Siamo a Genzano di Lucania, provincia di Potenza, Basilicata. Domenica scorsa la locale squadra di calcio, la Polisportiva Alto Bradano, è scesa in campo con sette calciatori nella sfida interna contro il Lavello. Età media? Mezzo secolo a testa. Si trattava di padri dei calciatori del settore giovanile del club, le cui sorti erano “minate” dalla scelta della società di non scendere più in campo nel campionato di competenza. Quattro rinunce di fila, si sa, comportano la cancellazione dalla competizione della prima squadra e delle rappresentative giovanili.
L’idea è maturata all’alba della scorsa settimana: Canio Graziano Maraula, dirigente del settore giovanile, solleva la cornetta e chiama a rapporto i genitori. “Chi se la sente di giocare?”. Qualcuno non se l’è sentita, in sei invece hanno accettato. Tesseramenti fatti in tempi sprint e domenica tutti allo stadio di Genzano, comune di 6mila anime. La partita è durata 5 minuti, il tempo sufficiente perché uno dei componenti della formazione improvvisata desse forfait per infortunio e spingesse l’arbitro a decretare la fine anticipata. “In settimana sono venute meno le condizioni affinché la prima squadra prosegua il suo cammino nel campionato di Eccellenza –spiega Maraula- quindi stante all’attuale regolamento nel momento in cui viene meno la squadra militante nella categoria di riferimento, nella fattispecie l’Eccellenza, sono costrette al ritiro da tutti i campionati giovanili tutte le squadre partecipanti con il nome Alto Bradano. Alla Polisportiva Alto Bradano è collegato un settore giovanile che conta 120 iscritti e che partecipa ai campionati: Allievi Regionali, Giovanissimi Provinciali, Esordienti e Pulcini, si capisce da subito che il ritiro di tutte le squadre dai campionati sarebbe stato inopportuno e non in linea con i valori messi faticosamente in campo da noi in questi anni”. Risultato finale? 0-3, e classifica ferma a 10 punti dopo 16 giornate. Terzultima posizione e un sogno salvezza da inseguire, contro tutto e tutti.
Infortunio diplomatico? Probabile, ma verificato per evitare che i sogni dei propri figli venissero meno. Sarebbe stata una beffa nella città che qualche anno fa aveva toccato la Serie D con una colonia di argentini (ben 18) in campo. Correva l’annata 2004. Qualcuno di quei ragazzi di oggi nasceva in quei giorni, mentre i loro genitori erano già dei tifosi. Ancora Maraula: “Le possibilità per poter scongiurare ciò erano due, la prima attrezzare una squadra di locali coinvolgendo la Juniores, possibilità arenatosi di fronte ad un numero non appropriato di atleti e di fronte all’eventualità di esporre questi ragazzi a brutte figure per salvare qualcosa nella quale non c’entravano nulla, e qui mi sento di ringraziare tutti i ragazzi che per ben tre volte imperterriti e determinati si sono allenati con noi sposando la nostra causa”. Alla fine hanno scelto: in campo ci sono andati i genitori: “E lo faremo ancora, per consentire ai nostri ragazzi di poter continuare”.
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