“E’ la sfida vinta contro l’introversione, la timidezza e i silenzi del mio essere. La mia valvola di sfogo creativo”: il passaggio che colpisce di più, sul suo blog, è proprio questo. Ed è lo stesso che torna quando gli si chiede perché. Perché un calciatore di Serie A dovrebbe tenere un blog, perché è nato e come è nato #14storiedamediano. Il sito di Alessandro Gazzi è uno specchio della sua anima: cuore, corsa e polmoni in campo, timidezza ed intimità fuori. Due sentimenti, due emozioni che lo bloccavano al punto da spingerlo ad affrontarle di petto: “Il sito, aperto ad inizio agosto, è il risultato di un percorso che ho svolto negli ultimi due anni a Torino”, racconta Gazzi a gianlucadimarzio.com. Al suo fianco la dottoressa Starnotti, che in un post del 22 agosto spiega il perché di tutto questo: “capire, crescere, scrivere: una storia di flow”, uno strumento di indagine americano applicabile allo sport.
Al telefono si sente che la voce è timida e fatica ad uscire, ma del suo blog parla volentieri. “Corro, penso, scrivo” è il titolo grande grande che compare in homepage. Le parole più importanti della sua vita? “Le prime che mi sono venute in mente”, risponde lui. E non è detto che che domanda e risposta siano poi così diverse. Alle parole Gazzi dà un valore speciale, le sceglie, le cura, quasi le coccola. Dà a ciascuna la sua importanza, ma non c’è nessuna filosofia dietro al blog: “Sono solo esperienze che ho vissuto, tutto parte sempre dall’esperienza personale e poi cerco solamente di elaborare un discorso”. E ci riesce benissimo: i post – pochi, ma incisivi – arrivano diretti. Linguaggio chiaro, coinvolgimento emotivo altissimo. “Diego Milito mi punta. Indietreggio, abbasso il baricentro e fletto le gambe come al solito, come la prima volta, automatismo meccanizzato, mentalizzato”, racconta nell’ultimo articolo. E poi ancora: “L’argentino, con il piede destro, passa la palla alla mia sinistra, io allargo la gamba. Godo. Intercetto. Godo”. Passi di un post che si intitola “Attitudine (2)”. Già, perché i titoli sono brevissimi, ma profondi. E “attitudine” è parola che torna anche in un altro titolo: “Mi piaceva, perché avevo deciso di raccontare un’esperienza di quando ero ragazzino ed una di quando ho giocato a Marassi a 21 anni, appunto”.
Allenamenti, famiglia, ritiro, partite. C’è tempo per scrivere? “Quando ne ho un po’, in casa o in ritiro, mi ci metto. Ma avviene tutto in maniera naturale, molto tranquilla. Sono un calciatore e sono concentrato sul campo… Ma a volte mi viene in mente una parola, un’idea, un concetto. Mi appunto qualcosa sullo smartphone, quanto basta per farmelo ricordare. E poi quando posso la scrivo”. Moglie e figlie che dicono? “Mia moglie mi lascia libero di fare, le mie figlie vanno a scuola e ancora non hanno tempo per vedere cosa fa il loro papà. Ci sarà tempo e modo per spiegarglielo”. Anche perché “in questo momento il blog è una cosa in più, non l’obiettivo principale della mia vita. Prima di tutto c’è il campo”, ed è normale sia così. Ma il blog lo fa “divertire”, i social un po’ meno: “aperti solo come collegamento al sito”, racconta Gazzi. Che prova a pensare anche ad un post per questo Palermo, la sua nuova avventura: “Crescere”, risponde dopo qualche secondo di attesa. E sbirciando di nuovo nel blog si capisce che è un’altra parola “pesante per lui”. Lo dice la dottoressa Starnotti: “Crescere è un’altra delle sue necessità fondamentali”. E del Palermo: “Stiamo cercando di darci da fare”, dice lui. Che in campo per De Zerbi corre. E fuori? Pensa, e scrive.
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