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Tampone e test nei ritiri: così il calcio prova a ripartire

Domani verrà vagliato dal governo il protocollo sanitario rivisto e corretto dalla FIGC e probabilmente potrà arrivare una risposta sul futuro del calcio. Almeno per quel che riguarda gli allenamenti di gruppo previsti per il 18 maggio. 

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Cuore del protocollo sono i controlli sanitari costanti per negativizzare il “blocco squadra” dal Covid 19. Come farli, ogni quanto farli e come non gravare sul servizio sanitario nazionale.

E per adesso l’unica proposta sul tavolo è quella caldeggita dalla clinica romana di Villa Stuart con due macchinari per test sierologico e tamponi. Strumenti da consegnare ad ogni club e disporre nei ritiri per una totale autonomia nei controlli sanitari.

Da una parte il macchinario per i test seriologici di Medica Group che in soli 8 minuti darà una risposta positiva o negativa sulla presenza di anticorpi al Covid 19. Creando lo storico dell’analizzato ma che lascia una finestra temporale di 3-6 giorni. 

Per questo sarà fondamentale affiancare al sierologico al test del tampone.

Un test rapido con il macchinario chiamato VitaPCR (lo strumento di Point Of Care in diagnostica molecolare di  Credo Diagnostics Biomedical), che permette la diagnosi del Covid-19 in 20 minuti. Come funziona il test: si preleva il campione naso o orofaringeo, da personale sanitario, viene inserito in un flaconcino contenente un liquido ed agitato. Il suo contenuto verrà quindi versato in un altro flaconcino, contenente il reagente che, una volta richiuso, verrà inserito all’interno del sistema VitaPCR avviando il processo di analisi. Entro 20 minuti lo strumento rilascia il risultato sul proprio schermo, indicando negatività o positività del campione analizzato.

L’unico obiettivo è la sicurezza di giocatori, staff e chiunque venga a contatto con loro. L’importante è che sia chiara una cosa: il rischio zero è impossibile. Ma con un controllo capillare, costante e soprattutto autonomo questo doppio test potrebbe aiutare il calcio a provare a ripartire.

Marco Juric

Aspirante scriba, si avvicina al calcio giocato grazie alla chioma fluente di Giovanni Cervone. Folgorato dalla prima autobiografia di Roy Keane, non si innamora del Manchester United, ma del Nottingham Forest. Dopo i primi trent’anni di osservazione partecipante, ha deciso di passare gli altri trenta che gli rimangono a scriverne.

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