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Coppa Italia – Un attimo, il silenzio: poi Morata diventa ‘eterno’. La Juventus ‘soffoca’ l’urlo Milan

Olimpico, minuto 104. Il Milan attacca, fa paura. Dalla curva bianconera, abbastanza silenziosa fino a quel momento, un boato: Morata accelera il riscaldamento. Quasi un presentimento. “Forza Alvaro”, urla Allegri. Giacchetta della tuta via, ultime indicazioni. Lui ascolta, silenzioso. Un cenno con la testa: ‘ok’. E’ il minuto 108, due più in avanti è sommerso dall’abbraccio di compagni e tifosi sotto la curva bianconera. In quei 120 secondi, una palla toccata. Quella decisiva. Quella che porta la TIM Cup a Torino e regala ad Allegri un doppio double (Scudetto e Coppa Italia per due anni consetivi) che lo fa entrare di diritto nella storia. Lui, Morata, l’uomo del mercato: la recompra Real, il Chelsea, il Psg, la Juventus che ci spera. Di certo, se sarà stata la gara dell’addio, l’ultimo regalo non poteva essere più gradito.

Milan-Juventus, però, merita un Rewind. Stop, pausa, nastro riavvolto. Ecco com’è andata la gara prima che Morata scrivesse la storia della TIM Cup 2016.

Uno di recupero, 60 secondi che volano via in fretta senza lasciare nessun segno. Rocchi fischia, squadre negli spogliatoi. Zero a zero il risultato, ma l’urlo che si alza dal settore di stadio riservato ai tifosi del Milan è di quelli assordanti. Così forte, così ‘pieno’ che attira l’attenzione di tutti. Probabilmente non si aspettavano nemmeno loro di vedere un Milan così. Ritmo, coraggio, intensità, voglia. A tratti anche qualità, perché Bonavenuta – riportato al tanto amato ruolo di esterno sinistro nel tridente d’attacco – è uno che con il pallone tra i piedi ci sa fare. E la Juventus? Stordita per un tempo, quasi sorpresa dalla ‘garra’ rossonera. Gli unici brividi il popolo bianconero li prova quando Dybala accarezza la palla: basta un tocco, un controllo, un’apertura: ‘u picciriddu’ ormai è diventato grande, un alone di magia avvolge ogni sua giocata.

Ma non basta. Servirebbe Pogba, ma il francese ‘gigioneggia’ troppo per i gusti di Allegri. E se ci pensasse Alex Sandro? Una corsa, due, riscaldamento concluso in fretta. Brasiliano nella mischia. Poi tocca a Cuadrado, ma la Juve – più positiva rispetto al primo tempo – comunque non decolla. Brocchi ci crede, Berlusconi in tribuna apprezzerà: fuori Poli e dentro Niang (oltre due mesi dopo l’intervento chirurgico), Bonaventura a centrocampo e Milan ancora più offensivo. Ancora Rocchi, altro fischio. Supplementari. Nuovo boato. Di speranza, di passione, di fiducia. Si riparte, ecco Morata. Basta poco, una palla. A scrivere la storia, d’altronde, basta un attimo. Silenzioso quanto eterno.

Nino Caracciolo

Nasce in Calabria a Melito di Porto Salvo (RC) il 19 marzo 1985, una Laurea in Teoria della Comunicazione e dei Linguaggi conseguita presso l’Università degli Studi di Messina e una grande passione per il calcio in generale ed il calciomercato in particolare. Giornalista pubblicista, nell’ottobre del 2013 entra a far parte dello staff di Gianluca Di Marzio per GianlucaDiMarzio.com.

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