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Copa America, Brasile-Haiti e uno dei gol più belli di Ronaldinho

Era il 2004, e Haiti, il Paese più povero delle Americhe, era flagellato dalla guerra civile. Il Brasile di Lula si propose per guidare la missione di pace dell’Onu con il contingente militare più cospicuo. Ma Gerard Latortue, il primo ministro haitiano, contrariato dall’obbligo imposto a una comunità già in ginocchio di accogliere altri militari, e per giunta stranieri, con tono deciso dichiarò: “Il Brasile inviasse la sua nazionale, non i militari!”. E il Brasile, che non aspettava altro che un’occasione per mettersi in mostra davanti alle potenze mondiali come Stato e alla Fifa come confederazione calcistica per farsi assegnare il Mondiale 2014, non si lasciò scappare l’opportunità di organizzare un “Jogo da paz”, la partita della pace. Bayern e Milan non inviarono i loro calciatori, nonostante le pressioni politiche. Dida, Cafu e Kaká, insieme a Lúcio e Zé Roberto, restarono a casa. Ma invece Real e Barça non fecero storie a concedere Ronaldo e Ronaldinho. Ad Haiti fu delirio. Il Brasile fu accompagnato allo stadio in una processione che non si era mai vista. Ronaldo e Ronaldinho uscirono dal pullman blindato a salutare la folla come fossero due papi. Lula chiese alla Seleção di non esagerare con i gol. Ronaldo, forse per “lavarsi la coscienza”, non segnò ma regalò un paio di assist a porta vuota, quando avrebbe potuto benissimo segnare lui, e quando la gente lo invocava a buttarla dentro per poter raccontare, un giorno, di aver visto dal vivo un gol del Fenomeno. Ronaldinho, invece, della richiesta di Lula se ne fregò. E rese felice una moltitudine di persone, facendole danzare con lui a ogni esultanza. Segnò tre gol, uno dei quali fu tra i più belli della sua carriera, e giocò la sua miglior partita in assoluto con la maglia del Brasile. Con il numero 7, perché il 10 lo aveva lasciato a Roger, il destinatario degli assist di Ronaldo. Nella prossima Copa América, quella del Centenario, Brasile e Haiti si ritroveranno. Stavolta negli Stati Uniti. Ad Haiti, dopo “o Jogo da paz” perso per 6-0 nonostante la promessa di Latortue di regalare cento dollari a testa a tutti i calciatori in caso di vittoria e mille a chi avesse fatto un gol, la situazione politica non è migliorata granché. La democrazia è ancora un obiettivo lontano. E il Paese è stato ulteriormente devastato dal catastrofico terremoto del 2010. Ma per un giorno, come nel 2004, tutti saranno felici: perché a volte basta un pallone e la maglia magica della Seleção a trasformare in festa una lunga sofferenza.

Rosario Triolo
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@triolor

Redazione

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