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Conte: “Trapattoni? Senza di lui non sarei rimasto 13 anni alla Juventus”

Antonio Conte (IMAGO)
Antonio Conte (IMAGO)

Trapattoni, la nazionale italiana e l’Inter: Antonio Conte ripercorre la sua carriera a Federico Buffa Talks

Nella carriera da giocatore di Antonio Conte c’è una figura – o meglio, un allenatore – che è stata determinante.

“Io sono convinto che se non ci fosse stato Trapattoni alla Juventus io non sarei rimasto per 13 anni, non sarei diventato capitano, non avrei vinto tutto quello che comunque ho avuto il piacere di vincere”.

Dal Lecce al bianconero: “Sono arrivato alla Juventus nel novembre ’91, c’era ancora quella finestra invernale, dal Lecce. Eravamo retrocessi l’anno prima dalla serie A e puntavamo a risalire”.

Ecco com’è andata: “L’offerta era importante, perché sono stato venduto per 7 miliardi. Che dire, ero stato comprato per 800mila lire…”.

Conte e la nazionale: “Un Europeo al di sopra delle nostre aspettative”

“Se non avessi firmato il Chelsea…sarei rimasto in Nazionale”. Conte non ha dubbi e spiega come sono andate le cose: “Due mesi prima dell’Europeo comunico alla Federazione che l’intenzione è comunque di lasciare, di tornare al lavoro quotidiano, e quindi da persona sempre seria dico molto chiaramente: “Facciamo l’Europeo e poi torno in un club”. Quindi firmo con il Chelsea ad aprile e viene ufficializzato. Mi ricordo anche tante perplessità, perché ci sono sempre le dietrologie mediatiche in cui si diceva che io stessi già pensando alla nuova squadra quando dovevamo ancora giocare l’Europeo. Ci sono sempre queste cose: cattiveria, invidia, per cercare di intaccare la professionalità o la persona. Però questo a me ha sempre dato forza. Noi facciamo un Europeo che va al di là delle nostre aspettative”.

In quel famoso Germania-Italia c’è anche un aneddoto. “Mi ricordo che finiamo la partita contro la Germania con Sturaro che dopo cinque minuti viene in panchina e mi dice: “Mister, mi sono rotto”. Io gli rispondo: “Stefano, guarda un attimo: o gioco io oppure continui tu”. Si è rotto il legamento esterno del ginocchio, che gli viene fasciato: gioca tutta la partita alla grande. Noi poi arriviamo nelle difficoltà a giocarci i rigori. Sbagliamo, andiamo in vantaggio, sbagliamo, usciamo. E lì sono lacrime: scoppiamo a piangere, tutti. Ma non tanto perché siamo usciti dalla competizione, ma perché non ci saremmo visti il giorno dopo: finiva quel percorso in cui noi veramente avevamo creato una famiglia, tra calciatori, magazzinieri, fisioterapisti, dottori, team manager. Piangevamo perché sapevamo che il giorno dopo saremmo tornati in Italia e ognuno sarebbe andato a casa sua”.

“La Juventus decide di prendere Sarri. L’Inter mi chiama e io ci vado”

Dopo l’esperienza all’estero, Conte torna in Italia. C’è l’Inter: “Venivo dall’esperienza al Chelsea, in cui avevamo vinto la Premier League e poi l’FA Cup. La Juventus decide di andare su un altro allenatore, Sarri, mi chiama l’Inter e io ci vado”.

Due stagioni in neroazzurro culminate con la vittoria dello scudetto: “Il primo anno arriviamo a un punto dalla Juventus, che vince lo scudetto; noi facciamo la finale di Europa League che perdiamo per un’autorete assurda di Romelu (Lukaku, ndr). Perdiamo, sì, però mettiamo le basi per prepararci per l’anno dopo: vinciamo il campionato con 4 o 5 giornate d’anticipo e riportiamo lo scudetto a Milano, interrompendo il ciclo della Juventus di nove scudetti”.