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Como: chi è Alex Blanco, l’esterno in arrivo dal Valencia

Alex Blanco ha imparato dai migliori, e non vede l’ora di far vedere a tutti chi è, finalmente da protagonista. Il giovane esterno nato ad Albacete nel 1998 vuole finalmente uscire da quella “comfort zone” che il Valencia ha sempre rappresentato per lui. Vuole dimostrare di poter prendere in mano non solo la fascia destra del campo a suon di gol e di assist, ma anche di essere pronto al definitivo salto di qualità. E ha scelto di farlo a Como: la società lombarda ha ufficializzato il suo tesseramento fino al 2024.

È stato trovato presto l’accordo fra le due società, trasferimento a titolo definitivo: Blanco ha firmato un contratto di due anni e mezzo. Lunedì 17 gennaio lo spagnolo è arrivato in città per visite mediche e firma, recidendo così quel cordone ombelicale che lo lega a Mestalla da quando era bambino, e iniziò a Valencia la sua carriera da figlio d’arte. Suo padre Tito, infatti, era un centrocampista di buone qualità che giocò nel Levante e nell’Albacete, tra le altre. E dopo un passaggio dal calcio a 7, e uno al Kelme, la squadra giovanile dell’Elche, Alex attirò su di sé lo sguardo del Valencia.

Mestalla, andata e ritorno

Dopo 2 anni a Mestalla, la decisione di cambiare aria, e di passare al Barcellona. Alla Masìa trascorre tre anni, dal 2014 al 2016, per poi fare ritorno al Valencia per una questione legata al contratto. Dichiarerà poi di aver imparato molto, negli anni catalani, crescendo al fianco di Marc Cucurella e del romanista Carles Pérez, fra gli altri. Nel Valencia viene aggregato alla squadra B, il “Valencia Mestalla”, dove segna addirittura 11 reti in due stagioni, lui che gioca perlopiù esterno e non ha nel gol la sua arma principale.

 

 

 

I due prestiti all’Alavès e al Saragozza gli consentono di affinare le sue doti fisiche e tattiche, mentre fuori dal campo comincia a preparare un futuro da allenatore, studiando per acquisire il patentino. Chissà, probabilmente l’esperienza blaugrana, in un ambiente fertile di pensiero calcistico, lo avrà indirizzato verso questa passione. Nel 2020 il ritorno a Valencia, e l’annata è di quelle da incorniciare: dopo l’esordio in prima squadra, in Copa del Rey, arriva anche quello in Liga. A fine anno saranno 16 presenze totali, condite da una rete, segnata al Granada.

Duttilità

Ad allenare quel Valencia è Javi Gracia, che di Blanco ha grande stima. E quindi, nonostante il giocatore avesse dichiarato in passato di avere come obiettivo quello di “comparire sul tabellino dei gol segnati più volte possibili”, ecco che la sua duttilità gli consente di arretrare il suo raggio d’azione. Gracia lo trasforma nel vice-Guedes, schierandolo mezzala, e facendo leva sulle sue doti in palleggio e nel passaggio. La somiglianza fisica con Marcos Llorente, subito notata nel pubblico spagnolo, si somma quindi anche a quella tattica: entrambi sono giocatori estremamente veloci e duttili. La stagione in corso non è altrettanto fortunata: il cambio in panchina, con l’arrivo di Pepe Bordalàs, non lo favorisce, e in più c’è la spinosa questione di un contratto in scadenza al 30 giugno 2022, e che le due parti in causa, il Valencia e il giocatore, alla fine decideranno di non rinnovare.

 

 

 

Ecco perché Alex Blanco cerca una nuova sfida, e vuole ripartire da Como. Per dare ulteriore qualità e propulsione a una squadra che ha già dimostrato di saper entusiasmare i suoi tifosi in forza di un calcio propositivo, e che ora viaggia a soli 3 punti di distanza dal playoff, anche se l’obiettivo sembra essere ancora quello di una salvezza tranquilla. La Serie B è la nuova frontiera di un talento che è pronto a esplodere definitivamente: e lui non vede l’ora di vincere questa sfida.

LEGGI ANCHE: Como, la nostra intervista ad Alberto Cerri

Andrea Monforte

Classe 2000, monzese (d’adozione), studio Lettere a Milano. Un’indomita ed ereditaria passione per lo sport (calcio, ovviamente, ma anche ciclismo), declinata in “narrazione” tecnica e sentimentale: la critica della complessità come antidoto alla semplificazione. La vaghezza del ricordo personale ha reso l’azzurro del cielo di Berlino 2006 un’indelebile traccia mitologica. Sono nato lo stesso giorno di Ryan Giggs e di Manuel Lazzari, ma resto umile.

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