Tutto oltre la normalità. Questo è il Benevento, almeno per questa prima, storica stagione di Serie A: trovare il primo punto nella massima categoria contro una big come il Milan grazie alla rete di un portiere, Brignoli, dopo 14, incredibili sconfitte consecutive; ottenere le prime vittorie in Serie A grazie a chi, sino a quel momento, la porta non era mai riuscito a vederla, segnando 3 gol in due gare e portando la squadra di De Zerbi a quota 7 punti in classifica. Tornando a sognare una salvezza fino a poche settimane fa al di là dell’impossibile.
Massimo Coda è il simbolo della nuova squadra di Vigorito: Chievo e Sampdoria stese e addio alle voci di mercato che lo avrebbero portato, con ogni probabilità, a lasciare Benevento. “In effetti ho ricevuto delle offerte importanti. Tuttavia ho sempre desiderato rimanere a Benevento anche perché il presidente Vigorito in estate mi ha voluto fortemente” ammette Coda a “La Gazzetta dello Sport”. “Inoltre, mi piace come giochiamo e ora c’è anche grande feeling con De Zerbi. All’inizio forse abbiamo faticato a capirci, lui pensava che io non mi impegnassi sempre al massimo in allenamento mentre io avevo bisogno di gestirmi un po’. Tuttavia, non mi ha estromesso dalle sue scelte e adesso lo sto ripagando. Tra l’altro da punta centrale nel tridente mi trovo particolarmente a mio agio. Come si dice da queste parti, mi sono regalato una bella fine e un buon principio. In realtà, noi sapevamo di valere di più di quanto non dicessero i risultati. Eravamo partiti benino e le prime partite stagionali ci avevano dato immediatamente l’impressione di potercela giocare con tutti, poi i dieci gol incassati con Napoli e Roma ci hanno traumatizzato e un paio di batoste, contro Cagliari e Sassuolo, sembravano averci tramortito. Invece, siamo ancora vivi e vogliamo lottare fino in fondo per provare a compiere un’impresa”.
Un presente con Brignola, Ciciretti e D’Alessandro come compagni di reparto, ricordando anche i grandi riferimenti avuti in passato: “Ho giocato con Lapadula – che è un buon amico – a Nova Gorica, ma penso proprio che il riferimento sia a Cassano. Con lui a Parma stavo davvero per fare il definitivo salto di qualità. È un campione unico, bastava fare il movimento in profondità e sapevi già che sarebbe arrivato il pallone: in effetti non sarebbe male se Vigorito ci pensasse (ride), se Antonio si mette a posto fisicamente fa ancora la differenza. Gli infortuni? Penso spesso a quello che ho avuto a Parma, nel mio momento migliore. Peccato, anche perché quella stagione in A poi si chiuse male con il fallimento della società”.
Donadoni nel passato e nel presente, da Parma a Bologna, prossimo avversario giallorosso: “Non smetterò mai di ringraziarlo, ha creduto in me quando sembrava che a Parma fossi solo di passaggio. Venivo dalla Slovenia, dovevo andar via e invece mi confermò e mi lanciò al fianco di Cassano. Trovo la Serie A più equilibrata, prima la Juve faceva quasi un campionato a parte. Oggi c’è stato un notevole livellamento verso l’alto”. E lo scudetto del Benevento, senza troppi dubbi, potrebbe essere la salvezza: “Il massimo sarebbe centrarla e farlo grazie alle mie reti: sono a novantadue in carriera, magari arrivando a quota cento potrei dare un contributo importante al raggiungimento dell’obiettivo di squadra. In Serie A ho sempre segnato nei secondi tempi, cinque volte su cinque. Ma non è il caso di mettere sempre il veleno nella… coda. Noi dobbiamo rimontare in classifica ma è arrivato il momento anche che siano gli avversari a dover rincorrere il Benevento nel punteggio”.
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