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“Ciao Kevin, sono Mancini…”. Favola Lasagna, dalla D alla Nazionale

Kevin Lasagna, ovvero dalle stalle alle stelle… Immaginati (per molti di voi non sarà difficile) di aver trascorso l’adolescenza sui campi di provincia. Qualche anno prima, l’occasione con un grande club l’avevi avuta, ma proprio sul più bello ti era stata sbattuta la porta in faccia. E allora ti era toccato ripartire da zero: fango e ghiaccio d’inverno, polvere d’estate. Tutto per dare sfogo al tuo talento.

Chi ti è vicino ci crede, ti stimola, ti dice di non mollare. E tu ci credi ancora di più, un chiodo nella testa che non ti fa dormire. Il mondo dei provini ti illude. “Bravo, ci sei piaciuto. Ti faremo sapere”. “È questione di dettagli, ormai sei dei nostri”. Poi però ti pugnala alle spalle. Lunghi silenzi, smentite, elusivi dietrofront. Ogni volta che sei convinto di aver trovato la rampa di lancio, la terra ti sparisce dai piedi.

Ma tu non molli. Seconda Categoria, Promozione, Serie D. Qualcosa si muove, ma ormai hai ventun anni e rimani un dilettante. Sono le ultime cartucce che ti puoi giocare per dimostrare chi sei, che per te il calcio non è solo una passione.

Qui finisce la storia di un ragazzo qualunque e comincia quella di Kevin Lasagna. Che quelle ultime cartucce se le è giocate alla grandissima. Il 17 aprile 2014 segna le ultime reti con la maglia dell’Este (tripletta in un 7-1 al Mezzocorona). Il 26 gennaio 2016 va in gol a San Siro, bloccando l’Inter sull’1-1 con la maglia del Carpi e facendo conoscere a tutta Italia la sua potenza in progressione e il suo sinistro. Nel mezzo, la favola nella favola, con l’attaccante che al suo primo anno tra i professionisti è protagonista della prima promozione in Serie A dei biancorossi.

Un happy beginning, più che un happy ending. Perché Lasagna, con tutta l’ostinazione di chi ha scalato una montagna, continua a stupire fino a diventare l’uomo simbolo dell’Udinese. E proprio oggi, nel giorno del rinnovo fino al 2023 con i friulani, ha risposto a quella chiamata che tutti i bambini hanno sognato. “Ciao Kevin, sono Roberto Mancini…”.

La voce che fa toccare l’Azzurro con un dito. Ma la sensazione è che a Lasagna non basterà toccarlo. Vorrà prenderselo e tenerselo stretto. Come tutto ciò che ha raggiunto a partire da quei campi di provincia, non così tanti anni fa.

Francesco Gottardi

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