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Chivu: “Inter, Spalletti sa come arrivare agli ottavi di Champions”

Certezza ben nota, ricordando anche i tempi vissuti insieme a Roma, e carta sulla quale puntare per superare un girone a dir poco di ferro. Cristian Chivu è convinto: può essere Luciano Spalletti l’uomo in più della nuova Inter tornata a riabbracciare la Champions League, come spiegato ai microfoni de “La Gazzetta dello Sport”.

“Quello dell’Inter è un girone equilibrato, i nerazzurri hanno grande qualità e se devo trovare un difetto è la mancanza di esperienza a certi livelli. Spalletti può compensare questa mancanza. Ho giocato una Champions con lui, ha una qualità che può risultare decisiva: la cura dei particolari. È un maniaco da quel punto di vista, in campo europeo è fondamentale per una squadra che vuole riscrivere un pezzo di storia. Dai tempi di Roma è sicuramente migliorato”.

Attualmente allenatore dell’Under 14 dell’Inter, in una nuova carriera da poco al via, Chivu è poi tornato sul più grande successo della storia nerazzurra, quel triplete coronato dalla Champions vinta a Madrid di cui anche il romeno è stato protagonista: “Barcellona è il ricordo di una partita storica: affrontammo una squadra che faceva del calcio che non s’è mai più visto. Al Camp Nou neppure dovevo giocare, poi si fece male Pandev e in extremis Mourinho mi schierò ala sinistra. L’ultima volta che avevo fatto quel ruolo era forse nel 1994, da bambino, in Romania. Ma chiunque altro avrebbe detto sì al posto mio, pur di giocare. Mourinho ci convinceva dell’impossibile? Si, ma attenzione: la differenza la facevamo noi in campo. Puoi essere il miglior allenatore del mondo, ma se i giocatori non recepiscono il tuo messaggio non vai da nessuna parte”.

E proprio dallo spirito del 2010 l’Inter può cercare di prendere esempio in Champions: “La forza della mia squadra era il sacrificio, l’intelligenza nel capire che per vincere serviva la massima disponibilità. I giocatori di oggi devono avere la nostra stessa voglia di impegnarsi senza sapere dove realmente si può arrivare. Mi spiego: quell’Inter lì stava per complicarsi la vita a Kiev, nel girone. Nessuno pensava quella sera che avremmo vinto la Champions. Ci vuole anche fortuna, certo. Ma soprattutto devi saper credere in quello che fai”.

Sulla nuova esperienza da allenatore, poi: “Ho preso un po’ da tutti i grandi che mi hanno allenato. Ma se devo dirne uno, penso a mio padre. Era tecnico anche lui: quando ero bambino mi arrabbiavo perché invece di parlare con me si metteva a pensare alle partite, agli schemi…ecco, ora a distanza di anni lo capisco. Moduli? No, nessuno: ai miei ragazzi faccio una testa così perché cerchino di continuo l’uno contro uno. Dove mi vedo in futuro? Vorrei a fine stagione questa domanda: voglio capire se sono bravo ad allenare…”.

Chiusura sull’anti-Juve in Serie A e su Lautaro Martinez: “Che la Juventus sia la favorita, non si discute. Ma le altre devono provarci, hanno l’obbligo di competere, guai a non farlo. Penso alla Roma, al Napoli, al Milan. E all’Inter, certamente. Spalletti ha in rosa uno come Icardi che continua a migliorare anno dopo anno: ha fatto 100 gol, i numeri parlano per lui. Lautaro? Rispetto a Mauro è molto bravo a giocare fuori dall’area. Li vedo insieme, Spalletti alla fine troverà il modo di farli coesistere“.

Redazione

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