Il calciomercato italiano si è chiuso con l'affare Chiesa, che dalla Fiorentina si è trasferito alla Juventus. La fine di una lunga parentesi viola quella dell'esterno classe 1997, che con quel colore addosso era cresciuto nel suo percorso nelle giovanili. L'ultima partita è stata quella con la Sampdoria di venerdì scorso. Terminata con il palo all'ultimo secondo (sarebbe stato il gol del pareggio) e giocata con la fascia di capitano al braccio: "Ma dargliela è stato un errore – ha commentato Daniele Pradè in conferenza stampa – parlando dell'operazione, è stata vantaggiosa", le parole del direttore sportivo della Fiorentina, che è poi andato più nei dettagli.
Storia di un rapporto non corrisposto: "Da una parte c'era amore, dall'altra no. Commisso si aspettava un comportamento diverso dal giocatore. Adesso ci siamo toli un peso, era diventata una telenovela". Un'operazione: "Ottima sia dal punto di vista tecnico che economico – l'opinione di Pradè – tante volte ho spiegato al presidente che sarebbe stato giusto farla questa trattativa. Non c'erano i presupposti per tenerlo, perché il padre (Enrico ndr) ci considerava sempre un veicolo per arrivare ad altre situazioni".
Un comportamento che al club non è piaciuto: "Commisso si aspettava qualcosa di diverso dal ragazzo – ha ripetuto Pradè – ragiona ancora di pancia e di cuore. Ha accusato la sua partenza perché gli ha sempre dato affetto. Abbiamo provato a trattenerlo, fino all'ultimo. Se c'è un 5% di possibilità ci provi, ma dall'altra parte non c'era neanche quello".
Chiosa poi sulle condizoni economiche dell'affare: "In un contesto come quello attuale, caratterizzato dal covid e dai suoi effetti, erano le uniche possibili. Due club inglesi ci avevano fatte delle offerte ma lui voleva restare in Italia. Si tratta di un'operazione da 60 milioni. E il rinnovo del contratto, passo necessario per farlo partire in prestito, è avvenuto alle condizioni di Commisso".
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