L’unica sinistra che gli interessa è la scarpa che lega strettissima prima di andare in campo. Quella che arma il suo piede forte.
Marx Lenin è mancino e giocherà nella squadra di Togliatti, città della Russia orientale che nel 1968 prese il nome dello storico leader del partito comunista italiano. Il club si chiama Akron e naviga nei bassifondi della serie b russa.
Per salvarsi serviva una rivoluzione. E forse sono partiti da Google nell’aggiustare la squadra. Marx Lenin è un trequartista e in realtà non sa niente di rivoluzioni proletarie o di comunismo. È nato nel 2000 in Brasile, undici anni dopo la caduta del muro di Berlino.
Il suo nome completo è Marx Lenin dos Santos Gonçalves ed è cresciuto nel Flamengo, insieme a Vinicius, attuale stella del Real Madrid. Erano affiatati come Marx ed Engels, ma il capitalismo e la globalizzazione li ha separati molto presto, dando tutto il profitto solo all’amico Vinicius.
Marx Lenin ha continuato il suo percorso da solo, sognando il Maracanà e un’opportunità ad alto livello. Nel 2019 ha raccontato l’origine del suo nome in un’intervista alla ESPN brasiliana: “Il nomignolo Marx è più un abbreviativo di Marques, in omaggio a mio padre, Antonio Marques. Mia mamma conosceva bene la storia russa e le piaceva come suonava la combinazione con Lenin”. Goodbye timidezza all’anagrafe, pacata simpatia familiare per falce e martello ed eccolo qua. “Io però non ne so nulla di politica, penso solo al pallone”.
Su Instagram non posta niente dal 2016 e saggiamente aveva scelto l’account “m_lenin00”. Chissà quante volte ha chiesto perché a sua mamma, che ha chiesto spesso di lasciarlo in pace sul nome. “Giudicatelo solo per come gioca”.
Neanche lei si sarebbe aspettata la chiamata dall’ex Unione sovietica. Da una città della Samara in cui la Fiat produceva una 124 che in Russia vendevano col nomignolo “Zigulì”. Fu esportata a lungo come Lada, poi il comunismo cadde e la produzione cessò.
Simboli di un passato ormai lontano. Il vento oggi è cambiato e la rappresentanza plastica della trasformazione è il sindaco dì Togliatti: un ingegnere specializzato in impianti di ventilazione e nei riscaldamenti domestici. Un tecnico al governo, altroché rivoluzione proletaria.
Eppure in quella zona ancora si conservano i nomi del passato sovietico. A 190 chilometri c’è Ulyanovsk, la città dedicata al vero nome di Lenin, nato da quelle parti. Chissà se Marx avrà voglia di andarla a visitare. O se gli racconteranno chi era Togliatti.
Dovrà essere fortunato, perché una decina di anni fa un sondaggio mostrò come la maggior parte degli abitanti di Togliatti non sapesse chi era Palmiro. Alcuni dissero un esploratore, molti pensarono a un ingegnere della Fiat, la maggior parte alzò le spalle sollevando il labbro inferiore.
La rimozione al posto della rivoluzione. Però l’ex segretario del PCI si sarebbe divertito molto sugli spalti a vedere Маркс Ленин, nome in cirillico del nuovo giocatore dell’Akron.
Sì perché Togliatti, il politico, era un grande appassionato di calcio. E sfegatato tifoso juventino. Ogni lunedì mattina interrogava il suo vice Pietro Secchia sui risultati del giorno precedente. Il suo braccio destro spesso non era informato e Palmiro si arrabbiava: “E tu pretendi di fare la rivoluzione senza sapere cos’ha fatto la Juventus?”.
Adesso l’Akron punta su Marx Lenin per una rivoluzione d’ottobre. Non per ribaltare gli zar, ma per sollevarsi dal diciassettesimo posto.
Marx Lenin non farà come Paolo Sollier, il calciatore del Perugia che donava parte del suo ingaggio al partito. O come Lucarelli, che correva sotto la curva a pugno alzato.
Marx Lenin vuole solo il “jogo bonito”. E segnare tanti gol. Col suo sinistro.
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