ll viaggio di Gonçalo Ramos centravanti della nazionale parte da molto lontano. Nasce infatti da una felice intuizione di Renato Paiva, suo allenatore negli allievi del Benfica, che dopo un allenamento estivo lo prende da parte e gli dice “ti vorrei provare punta centrale, a centrocampo sei sprecato”. Gonçalo lo guarda un po’ così, annuisce e torna ad allenarsi. Non sa che quel discorso gli cambierà la vita.
Ma andiamo con ordine. Ramos viene da Olhao, cittadina dell’Algarve famosa per le grandi spiagge bianche, il mare e i surfisti che vengono da tutto il mondo a cavalcarne le onde. Gonçalo ha scelto invece un’altra strada, quella del papà, anche lui calciatore e anche lui attaccante. Era ostinato e deciso, uno di quelli che quando si mette in testa una cosa quella è. Chi lo conosce e ci è cresciuto insieme oggi lo racconta con il sorriso: “Io e lui abbiamo iniziato a giocare insieme da bambini, non appena lui è arrivato al Benfica. È sempre stato focalizzato sul pallone, aveva l’obiettivo di sfondare anche quando le cose non andavano bene. Credo che la figura del papà lo abbia aiutato molto”. A parlare è Felipe Cruz, difensore classe 2002 del Benfica, che ha fatto con lui tutta la trafila delle giovanili. “Ci sentiamo spesso ma ieri sera non l’ho voluto disturbare. Quando lo sentirò gli farò i complimenti perché ha regalato una notte da sogno a tutta la nazione”
Felipe ci regala poi una foto, uno scatto extra calcistico. “Non mi dimenticherò mai che ogni volta che arrivava un nuovo compagno, sia un giovane che un ragazzo straniero, lui cercava di metterlo in mezzo e di scherzare in spogliatoio. Faceva molto gruppo”. Questione di carattere. “Lui era così da piccolo e lo è anche ora. Ma quando poi si entrava in campo, gli scattava una molla nella testa. Diventava il più serio e attento di tutti”. Tanta voglia di arrivare, con una frase detta al papà come stella polare del cammino. “Farò il calciatore, te lo garantisco”. Promessa mantenuta.
“È facile parlare dopo, ma ti assicuro che noi che lo conosciamo non siamo sorpresi. Ha sempre avuto il gol nel sangue. Da regista, mezz’ala, trequartista o centravanti. Dovunque lo mettevi, trovava il modo per andare in porta. Certo non ti avrei pronosticato una tripletta al mondiale…”. A Felipe Cruz fa eco Tomas Araujo, ex compagno di Gonçalo al Benfica e ora in prestito al Gil Vicente in Serie A portoghese. E sui gol ha ragione. Ramos ne aveva già fatti a grappoli nelle giovanili, sia con il Benfica che con il Portogallo: scarpa d’oro all’Europeo Under 19, con uno squillo anche all’Italia di Raspadori e Fagioli, e poi capocannoniere della successiva Youth League con 8 gol (primo con lui anche Roberto Piccoli dell’Atalanta). Insomma il feeling con la rete c’è sempre stato. Forse bastava solo crederci un po’ di più.
Con Gonçalo insomma fuori dal campo non ci si annoia mai. “Scherza molto e di conseguenza sa stare al gioco. È vera anche la storia del soprannome. Lo chiamavamo “O Feiticeiro de Olhão”. Ovvero lo stregone. “Usciva da ogni rimpallo palla al piede, noi lo prendevamo in giro dicendo fosse fortuna, in realtà era semplicemente devastante. Mi ricordo che si arrabbiava tantissimo le prime volte, poi ci ha fatto l’abitudine e si è arreso. Ancora oggi se ne parliamo ci ridiamo su”
Ieri, alla prima da titolare con la nazionale maggiore, ha segnato tre gol alla Svizzera. Titolare in un ottavo di finale dei Mondiali al posto del suo idolo Cristiano Ronaldo. “Non so per quanti giorni ancora non riuscirò a crederci”, ha raccontato ieri nel post partita. Sicuramente quando lo realizzerà ripenserà a quel pomeriggio e a quella scelta che gli ha cambiato la vita. Maglia numero nove e un mondo che si ribalta. “Born to run” cantava Bruce Springsteen, da sempre vale anche per Gonçalo.
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