Categories: Interviste e Storie

Una foto, due colori. Patiño: “Il Depor una questione di famiglia”

Londra, anni Sessanta. Un ragazzo spagnolo si guadagna da vivere facendo il cameriere e guidando gli autobus. A casa, conserva una maglietta della sua squadra del cuore: il Deportivo La Coruña. 

Abegondo, 2024. Il nipote di quel ragazzo ha 21 anni, è cresciuto in Inghilterra e di spagnolo conosce poche parole. Eppure ha realizzato un sogno: non solo il suo, quello della sua famiglia. Si chiama Charlie Patiño e indossa la camiseta “blanca y azul” del Deportivo. 

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Una foto di famiglia di Patiño da bambino con maglia e sciarpa del Depor. Photo credits: Alberto Bornati

La nostra intervista a Charlie Patiño

Questa foto mi ricorda di quando ero piccolo, della mia famiglia, che viene da La Coruña“, racconta Charlie a gianlucadimarzio.com. “Andavano spesso a vedere le partite del Deportivo. Ora essere un giocatore di questo club è una bella sensazione. A casa ho tante foto come questa, ho dei palloni coi colori del Depor. I miei nonni andavano a molte partite del Depor, quindi è davvero una bella foto“. 

Dall’Arsenal al Deportivo

Patiño è arrivato al Depor in estate, a titolo definitivo dall’Arsenal. Era stato tesserato coi Gunners per sette anni, esordendo in prima squadra e segnando anche un gol, contro il Sunderland nel 2021. La Coruña è il posto giusto per ritrovarsi per questo classe 2003 timido nella vita di tutti i giorni e talentuoso a centrocampo

Ho sempre desiderato giocare per il Depor. Che fosse a inizio carriera o alla fine, non mi importava“, continua. “Ora che sono qui sono molto contento di giocare al Riazor; la squadra è fantastica, sono tutti molto accoglienti, e io sono davvero felice di essere qui“. 

Photo credits: Alberto Bornati

Finita ogni partita, per Charlie è il momento di abbracciare papà Julio. Si ferma coi tifosi, che lo acclamano anche se il risultato è al di sotto delle aspettative. Julio parla indifferentemente in spagnolo e in inglese. Quando lo vede, Charlie passa dal broncio al sorriso. Il Depor, per Patiño, è stata una scelta di cuore: “Mio padre e mio nonno sono vissuti qua, mi hanno detto che è una bella città, un buon posto dove abitare. Ci sono tante cose da fare, ma soprattutto i tifosi amano il club. Questa società ha una storia incredibile“. Qui, Charlie non è mai solo: “La mia famiglia mi supporta moltissimo. Quando ero in Inghilterra facevano viaggi per venire a vedere tutte le mie partite. Ora verranno a vedere più partite possibile. Mi danno sempre una mano e sono davvero grato per questo“. 

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Charlie e Lucas: come diventare un idolo

Charlie ha ancora tanta strada da fare prima di diventare hombre del pueblo, prima di diventare idolo. La sua storia con il Depor è appena cominciata. Ma c’è chi ha tutte le carte in regola per insegnargli come entrare nel cuore della gente: “Lucas Perez nello spogliatoio è una presenza fondamentale; è molto divertente. Lui è il capitano: ci guida con l’esempio, dentro e fuori dal campo. In allenamento si può vedere la sua qualità, amo giocare con compagni che sanno come passare il pallone e muoversi in velocità, quelli dotati di creatività“.

Il percorso di Charlie al Deportivo è appena cominciato: “Il mio sogno è la promozione in Liga. Vorrei giocare più partite possibile, aiutare la squadra in ogni modo, segnando anche gol e assist. Voglio dare una mano. Arrivare in Liga però è sicuramente un grande obiettivo per noi. Lo è già per questa stagione, ma se non ci riusciremo subito continueremo comunque a provarci lavorando duramente ogni giorno“.

Qui hanno scelto per Patiño una definizione che calza a pennello. “El cuspide de la generaciòn barro“: il simbolo di una generazione di tifosi che hanno vissuto il momento peggiore della storia recente del Depor, ma non hanno mai lasciato sfumare la passione. Tutto riporta a quella foto: un bambino, due colori, un sorriso. E un sogno nel cassetto. 

Andrea Monforte

Classe 2000, monzese (d’adozione), studio Lettere a Milano. Un’indomita ed ereditaria passione per lo sport (calcio, ovviamente, ma anche ciclismo), declinata in “narrazione” tecnica e sentimentale: la critica della complessità come antidoto alla semplificazione. La vaghezza del ricordo personale ha reso l’azzurro del cielo di Berlino 2006 un’indelebile traccia mitologica. Sono nato lo stesso giorno di Ryan Giggs e di Manuel Lazzari, ma resto umile.

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