Dries Mertens sfida il Liverpool, e lo fa a modo suo. Intervistato dal Times, l’attaccante del Napoli non ha mostrato alcun timore reverenziale nel parlare della sfida che lo vedrà scendere in campo ad Anfield, stadio che ha spesso suscitato timore in diversi suoi colleghi: “Il ricordo più vivo che ho è stato quando tutti parlavano di questo cartello, che pensavo fosse davvero tanto grande. Quando chiesi dove fosse, mi dissero che lo avevo già passato. Così, durante il secondo tempo della partita disputata lì, guardai questo cartello e mi chiesi: ‘E’ davvero così speciale’?“.
L’episodio in questione risale ad una sfida di Europa League del 2010 disputata tra i Reds e l’Utrecht, squadra in cui al tempo militava il giocatore. Match che, tra le altre cose, terminò sul punteggio di 0-0. “Non sappiamo giocare un match sulla difensiva – chiarisce l’ex PSV -, e non vogliamo farlo contro il Liverpool. Vogliamo controllare la partita, senza parcheggiare l’autobus davanti alla nostra porta. Credo che andare avanti sia possibile: finora abbiamo preparato una bella torta, adesso dobbiamo mettere soltanto la ciliegina“.
“Sarri? Era uno molto scaramantico, ma ci ha insegnato un calcio diverso. Ancelotti ci mette tranquillità, non subiamo lo stress perché fa sembrare tutto così facile“. Chiosa anche su Rafa Benitez, che fu l’allenatore che lo portò al Napoli strappandolo al PSV: “Rafa parlava francese, inglese, italiano e spagnolo. Mi faceva sentire a casa, era come un vero padre per me“.
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