Interviste e Storie

Mentalità offensiva, un ex Serie A e Luis Suarez in attacco: lo Sporting di Borges che affronterà la Juventus

Rui Borges, allenatore Sporting Lisbona (IMAGO)

Due anni dopo la sfida ai quarti di Europa League, lo Sporting Lisbona ritrova la Juventus: stavolta il clima sarà diverso 

Dopo il buon avvio dell'”Era Spalletti” in casa della Cremonese, all’Allianz Stadium arriva il primo vero test europeo per l’ex CT: lo Sporting Lisbona di Rui Borges. Sarà il quinto incrocio tra i portoghesi e la Juventus, con un bilancio complessivo che sorride ai bianconeri: due vittorie e due pareggi.

L’ultimo scontro risale al 20 aprile 2023, data di ritorno dei quarti di finale di Europa League. Sulla panchina della Juventus sedeva Massimiliano Allegri, al suo terzo anno del secondo mandato bianconero. Dall’altra parte, a guidare i portoghesi c’era un giovane Ruben Amorim alle prime esperienze in campo internazionale. Alla fine, furono i bianconeri a conquistare il pass per la semifinale, con un complessivo di 2-1. Oggi, però, la storia è cambiata.

Di quella Juventus è rimasto ben poco. Dall’allenatore ai giocatori, passando per la società. Dopo l’addio di Allegri nel 2024 si sono alternati in panchina Paolo Montero (ad interim), Thiago Motta, Igor Tudor, Massimo Brambilla (anche lui in veste provvisoria) e oggi Luciano Spalletti. Anche la squadra ha cambiato ossatura: degli undici scesi in campo quel 20 aprile sono rimasti solo Vlahovic, Locatelli, Bremer – che martedì sarà assente. Un susseguirsi di cambi che ha ostacolato la costruzione di un progetto stabile, con diversi allenatori fermati dai primi inciampi.

Discorso diverso per lo Sporting, che alla discontinuità progettuale della Juventus oppone una linea chiara: fiducia totale nel proprio allenatore. Dopo l’addio di Amorim a novembre 2024, partito per inseguire l’ambizione di misurarsi con il calcio inglese, la guida tecnica è passata temporaneamente a João Pereira, promosso dalla squadra B. A gennaio, però, la panchina è stata affidata a Rui Borges, che da allora ha preso in mano il progetto. Nonostante qualche difficoltà iniziale nel ripetere i numeri delle stagioni precedenti, l’allenatore ha sempre goduto del sostegno della società, fino a raccogliere oggi i frutti di un progetto rimasto coerente.

Da Amorim a Borges, il nuovo Sporting Lisbona: profondità e lateralità le parole chiave

Da Amorim a Borges il passo è lungo, ma non così tanto. Il primo ha impostato la sua squadra su un 3-4-3 fluido e di chiara vocazione offensiva. In fase di costruzione, la squadra puntava a consolidare il possesso attraverso un palleggio rapido e affidandosi all’iniziativa dei singoli. Una volta perso il pallone, iniziava una fase di aggressione veloce, in cui tre/quattro giocatori circondano il portatore di palla cercando di recuperarla il prima possibile. Un calcio totale, con cui l’attuale allenatore del Manchester United ha imposto il suo dominio in campionato.

Se João Pereira ha mantenuto intatti i vecchi principi di gioco, Borges ha invece rivisto l’impianto tattico per valorizzare al meglio la rosa. È passato da un più equilibrato 4-4-2 a un propositivo 4-2-3-1. Se l’assetto iniziale è cambiato rispetto ad Amorim, non sono cambiati i suoi principi. Mentalità offensiva e orientata al possesso, costruzione dal basso, ricerca della profondità e della superiorità numerica sulle fasce. Non è passato neanche un anno dal suo arrivo ma sembra che a Lisbona abbiano già aver assimilato i suoi nuovi dettami tattici. Attualmente, la squadra è seconda in campionato, a -3 dal Porto capolista, e 12esimo in Champions, con 2 vittorie e una sconfitta all’attivo e ben 25 gol segnati.

Francisco Trincão, attaccante Sporting Lisbona (IMAGO)

Hjulmand per Ugarte, Trincao da “10” e il baby-Quenda : ecco i nuovi protagonisti

Se dell’undici titolare della Juventus nel 2023 in Europa League sono rimasti solo 3 giocatori, in casa Sporting cambiano gli interpreti, ma non la trama. Di quella formazione, all’Allianz Stadium potrebbero essere schierati in 4: Diomande e Inácio in difesa, Trincão e Pedro Gonçalves in attacco. Quattro elementi chiave allora, come lo sono oggi. Attorno a loro, la società ha saputo abbinare profili di esperienza ad altri più futuribili, cucendo una squadra su misura per Borges. Tra questi spicca anche una vecchia conoscenza del nostro campionato: senza più Ugarte, in mediana c’è Morten Hjulmand, ex Lecce, affiancato dal classe 2007 João Simões. Quest’ultimo, però, non è l’unico 2007 a brillare in rosa. Geovany Quenda rappresenta più di una semplice alternativa: ha già collezionato tre presenze in Champions, quattro gol e altrettanti assist in stagione. Infine, l’ascesa di Alisson Santos non sta passando inosservata: già due gol in Champions League contro Kairat e Marsiglia.

Borges è noto per la sua capacità di valorizzare giovani prospetti in rampa di lancio. Ha costruito la sua creatura partendo da un ossatura di sicuro affidamento: la qualità di Inácio in fase d’impostazione è fondamentale, così come quella di Trincão e Goncalves, a supporto dell’unico riferimento offensivo, Luis Javier Suarez. I due fantasisti portoghesi sono indubbiamente i più in forma della squadra, come confermato dallo stesso allenatore dopo la vittoria casalinga per 2-0 contro l’Alverca: “Qualche giorno fa si diceva che Pedro Gonçalves non fosse al suo meglio. Ha più numeri e meno partite dello scorso anno. Per me è nel suo miglior momento di forma. A volte sbaglia un passaggio o qualcos’altro, ma fa parte del gioco. E dico lo stesso di Trincão: credo che stia attraversando la fase migliore della sua carriera. Non mi sorprende. La sfida più grande per entrambi – che hanno già vinto tutto e sono qui da anni – è non cadere nella monotonia o nel compiacimento, ma nessuno dei due si adagia. Sono giocatori che vogliono sempre dare il massimo e vogliono che la squadra sia sempre al meglio”. 7 gol e 6 assist in 13 presenze per Pedro; 5 gol e 2 assist in 13 presenze per Francisco. La Juve è avvisata: lo Sporting Lisbona è a caccia della terza vittoria per scalare la classifica e all’Allianz Stadium vorrà ribaltare il bilancio degli scontri diretti. Chiedere ad Antonio Conte quanto sia difficile affrontarli: il test dell’1 ottobre l’ha superato, ma non senza soffrire.

A cura di Pietro Selvi

Redazione

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