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A Cesena, contro il Modena, vince l’Orogel Stadium

Derby doveva essere e derby è stato quello tra Cesena e Modena. La memoria dei tifosi haviaggiato nei meandri più sconfinati delle serie minori e raggiunto la Serie B a forza di sussulti. Come i moltissimi che hanno caratterizzato anche l’ultima sfida tra le due squadre. Un derby sugli spalti, perché nell’eterna lotta tra la tigella e la piadina c’è un pallone capace innalzare il tasso di “rivalità. Un pareggio sul campo che vale una vittoria sugli spalti: Cesena-Modena.

L’omaggio della memoria

Michele Mignani da una parte, Pierpaolo Bisoli dall’altra. Cesena il primo, Modena il secondo. Che poi, forse, anche ad invertirli non si fa torto a nessuno. Un derby sugli spalti come in panchina. Accolto con un boato dell’intero stadio, invocato sotto la Curva Mare e acclamato proprio come chi merita di essere ricordato e omaggiato.

Quello tra Pierpaolo Bisoli e Cesena è un legame, ormai, indissolubile. Che va oltre il campo. Un giro in bici da Cesenatico a Montiano per celebrare i successi, la cittadinanza onoraria e l’affetto incontrastato della gente. Questo è Bisoli per Cesena. L’allenatore leader che ha riacceso l’anima del tifo cesenate. Vincendo. Tanto. Bene e con umiltà. Tre promozioni conquistate sulla panchina dei romagnoli. Due consecutive dalla Serie C alla Serie A tra il 2008 e il 2010.

Una salvezza quasi imprevedibile in Serie B e il ritorno nell’Olimpo del calcio italiano nel 2014. Nessun trofeo per Mignani in terra d’Emilia alla guida del Modena, ma pur sempre un bellissimo viaggio. Un arrivo ai playoff in Serie C che nessuno avrebbe immaginato dalle parti del Braglia e un sentimento di riconoscenza rimasto accesso. Un piano superiore della Curva Ferrovia del Manuzzi che saluta a darne dimostrazione.

Credits: Modena Calcio

Mendes e Bastoni: assi a confronto

Poi c’è stato il campo. L’ultima parola su una sfida sulla quale dare giudizi risulterebbe complesso. Non è mancato lo spettacolo. Quattro gol totali, due per parte, e un’atmosfera nelle tribune circostanti degne delle serate più ricche. Ricchezza che non è mancata nemmeno nei colpi offerti dai 22 schierati in campo. Ha aperto le danze il più classico dei gol dell’attaccante di razza. Pedro Mendes, il pivot perfetto alla Bisoli non ha mancato l’appuntamento col più facile dei tap-in. Una rete costruita dal (C)aso. Cioè…Giuseppe Caso. Già, perché dai piedi del fantasista ex Frosinone è partito un pallone preciso per i piedi del portoghese. Ed è subito “Romagna Mia” dagli spalti…quelli “sbagliati”. Ma è un derby. E lo sfottò è l’anima di queste occasioni.

 

Credits: Luigi Rega

 

Poi, però, si sa in Romagna regna la tradizione delle carte. E, quindi, il Cesena ha iniziato a mischiarle. Adamo che da esterno sè immedesimato nella mezzala, Berti che si inserisce in profondità come una seconda punta qualunque fino alla calata dell’asso. Quello di Bastoni s’intende. Stop di destro, aggiustata sul sinistro, sguardo fulmineo all’angolino e rasoterra preciso. Ghiacciata l’esultanza nel teatro più bello del Picco per fuorigioco è tornato a esultare lì dove, oggi, è il vero asso di una squadra. Palla sotto la maglietta, pollice in bocca e corsa verso la tribuna. La gioia più dolce risplende nel ritorno al gol di Bastoni.

Pareggio? Agli spalti l’ardua sentenza

Dicesi derby una partita senza esclusione di colpi. Ebbene, Cesena e Modena non se ne sono proprio riservati. Senza calcolatrice alla mano decifrare il numero di falli sarebbe compito arduo. Il tasso di agonismo fra i giocatori ha raggiunto livelli altissimi. A volte anche troppo. E il boato del pubblico l’ha sottolineato in maniera piuttosto evidente. Caldara ha avuto la peggio vedendosi sventolare un cartellino rosso da parte dell’arbitro per fallo su Berti. Ma vabbè, fa parte di un…derby. Spazio anche per il primo calcio di rigore assegnato al Cesena. 

 

 

Shpendi non ha deluso. Come non ha deluso la reazione degli uomini di Bisoli che hanno recuperato il risultato con un guizzo di Zaro dentro l’area di rigore presidiata da Pisseri. La ribalta il Cesena nel primo tempo, il Modena nel secondo. L’abbiamo già detto che si trattava di un derby? Al Manuzzi è finita con un pareggio. Eppure un vincitore c’è stato: l’Orogel Stadium.

Alvise Gualtieri

Nasco all’ombra delle Torri in un giorno che ricordo solo io e nell'anno del rigore di Pasadena. Baggio? Il calcio. Cresco nella “Terra Solatia” con la Laguna come sfondo. Mi svincolo tra codici giuridici e penna. Tra atti e storie so sempre cosa scegliere. La scrittura, forse, un dono del destino scoperto prima dagli altri grazie a un gol di tacco di Del Piero. Djokovic e VR46 le ragioni di una passione. B.B. King e David Gilmour: galeotta fu quella chitarra. Kurt Cobain il mito. La montagna nel cuore. Camminando, pensando e scrivendo. Ma non mi sento “Dante”. Basso profilo, costanza e affari miei. Filosofia vincente? Lo dirà il futuro.

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