Jonathan Klinsmann, portiere del Cesena FC/ Credit Photo: Marco Rossi
Il portiere classe 1997 nato in Germania ha già parato tre rigori in questa stagione e si sta rivelando tra i giocatori più importanti del club romagnolo.
Solito posto. In mano il fedelissimo e immancabile sacchetto di lupini. Rigorosamente freddi e nel sacchettino di carta perché “il sapore si mantiene”. Quale sapore è poi una delle tante sfumature che colorano il più classico dei “nonnini” che da tempo immemore popolano la tribuna dell’Orogel Stadium di Cesena. Anche se non è dato sapere cosa potrebbe scatenare e come potrebbe rispondere se lo stadio della sua città gli venisse presentato con questo nome. Preso da uno slancio di galanteria insolito potrebbe apostrofare l’interlocutore con un tradizionale e goliardico “Mo sa diret?’”. Altrimenti…Vabbè, menomale che stava per cominciare Cesena-Modena e lui era già entrato.
“Và in te c…!”. Sì, sono caduti i lupini come Shpendi mentre cercava di tirare. L’arbitro non ha concesso il rigore. Il nonnino, anzi “e’ non” come tutti lo chiamano, dal suo seggiolino – il medesimo da oltre sessant’anni – è balzato in piedi come non faceva da tempo. “Sèl sta roba?”. Blesa ha lisciato un pallone.
Il nonno si stava agitando. Urlava. Masticava i lupini con un ritmo isterico. Colpo di tosse. Non è dato sapere se gli siano andati di traverso o se sia stata una strana forma di freno inibitorio per le parole poco edulcorate che avrebbe potuto proferire in quel momento. L’arbitro aveva indicato il dischetto. Nell’area del Cesena. “Sa fet con quella mano?”. Già, a Mangraviti era scappato il braccio. Rigore per il Modena.
“Ades sa fasèm?”. Non servirà la traduzione. E poi si provi a chiederla a “e’ non” in quel momento. Silenzio. Si è fermato qualche secondo. Di fianco a lui, con le mani nei capelli, i denti stretti nella più naturale delle smorfie di sofferenza un adolescente. “Forza Jon!”. D’altronde rimuginarci su non avrebbe certo cambiato le carte in tavola. “Sa vut Jon?”. Sarà l’inglese che per l’anziano tifoso romagnolo è rimasto solo “il turista” della Riviera degli anni Sessanta e non di sicuro un idioma che valesse la pena imparare, ma la fiducia nel portiere americano Jonathan Klinsmann non sembrava tra le sue prerogative. “Sarà mica un zugadur uno che prima di una partita sbatte tre volte la schiena sulla traversa come un matto”. Altri tempi.
“L’anno scorso ne ha parati 5, in questa stagione già 2…Speremma!”. Il ragazzo era aggiornato sui dati. Senza dubbio. “Nombr…solo nombr”. No, il nonno non parlava nemmeno lo spagnolo. Numeri. Insignificanti per il “nonnino”.1…2…3…15. I lupini li ha contati. “Sa so me…io li ho visti i portieri forti. Quelli di una volta. Mantovani…”. Comprensibile senso di smarrimento del ragazzo. In effetti il navigato vicino di posto stava andando un po’ troppo indietro. “O Seba”. Quel Sebastiano Rossi che conobbe l’Olimpo del calcio italiano, europeo e mondiale con la pregiata maglia rossonera del Milan vinse tutto. “Antonioli e Fontana”. “Beh vabbè, Francesco Antonioli è un’altra storia”. Sprazzi di connessione tra i due. Poi un boato. Che accompagnava la palla in calcio d’angolo.
Una frazione di secondo rinchiuso in una mano. Tanto ci ha messo il 28enne portiere del Cesena per consentire a quel nonno di rivivere le emozioni di una vita. Spesa sugli spalti dello stadio della sua città. Lui, che di stadi addirittura due ne ha visti nella sua Cesena. “L’ha ciapeda!!”. “Lo sapevo!” – il giovane non stava nella pelle. E vuoi mettere la soddisfazione di rinfacciarlo al nonnino? Perché anche nella banalità di una partita di calcio, in fondo, possono nascere storie di passioni che non hanno età.
Intanto, il freddo aveva avvolto del tutto gli spalti del “Manuzzi”. Con una mano a sfregare sulla coscia per scaldarsi, con l’altra a cercare i pochi lupini rimasti nel sacchetto, l’anziano si stava agitando di nuovo. La mira di Berti non lo convinceva. Ma la Curva Mare non appariva d’accordo. “Chi non salta è un Modenese!!”. Eh vabbè, anche il sano campanilismo non ha mai dato la sensazione di potersi fermare davanti al cambio generazionale. Nuovo boato. Una palla fluttuava in aria, dall’area di rigore del Cesena al limite di quella del Modena. “Dai!”. Blesa era lì, prendeva la palla e…al resto ha pensato l’alleata inaspettata: la fortuna. “Fat…”. Ehm…sia dato sfogo all’interpretazione della reazione del vecchio tifoso romagnolo. Il Cesena era passato in vantaggio. “Chi ha lanciato la palla?” – ha chiesto il “nonnino” con un claudicante italiano. “Jon!” – ha risposto l’euforia dell’omologo tifoso “generazione Z”. 50 metri di rinvio e pallone sui piedi del compagno autore del gol. “Ciò, l’è brev!”. E se anche un rigido tifoso del calibro del “nonnino che mangia i lupini” è arrivato ad abdicare alle sue convinzioni, forse, il Cesena ha trovato un patrimonio.
“Ancora!”. Ne ha presa un’altra. E così, un intervento dopo l’altro, un penalty bloccato dopo l’altro Jonathan Klinsmann è riuscito a unire epoche e generazioni nelle sue mani. “Ma lei sa che è figlio d’arte?”. “Ad chi l’è fiol non mi interessa. Basta che pari”. E, in effetti, Klinsmann a Cesena è semplicemente Jon. Per tutti. Sipario. Al prossimo sacchetto di lupini.
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