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Rigore per il Cesena, battibecco tra Shpendi e Blesa: cosa è successo

“Tiri tu, tiro io?” Diatriba tra Cristian Shpendi e Jelen Blesa all’Orogel Stadium per tirare un calcio di rigore: il racconto dell’episodio.

Scena del tutto inedita all’Orogel Stadium Dino Manuzzi. Allo scadere del primo tempo di gioco nel match che vede protagonisti i padroni di casa del Cesena e l’Avellino allenato da Raffele Biancolino, il giocatore simbolo della squadra romagnola Cristian Shpendi e il compagno del reparto di attacco Jelen Blesa si sono resi protagonisti di un siparietto poco simpatico agli occhi dei tanti loro sostenitori accorsi sugli spalti.

Dopo una lunga e concitata attesa, il direttore di gara Fabio Maresca – richiamato dai collaboratori al Var – ha deciso di assegnare un calcio di rigore al Cesena. Il penalty è nato da un’azione nell’area di rigore dell’Avellino, dove il difensore centrale del Cesena Giovanni Zaro ha subito un fallo da parte dell’avversario Michele Rigioni. Se in un primo momento, l’arbitro aveva optato per lasciar correre, l’intervento del Var gli ha permesso di correggere la scelta concedendo ai romagnoli un tiro dagli undici metri.

Fino al momento dell’assegnazione del rigore, l’attaccante del Cesena Cristian Shpendi risultava steso a terra sulla trequarti campo a causa di un colpo subito qualche istante prima. A quel punto, vedendo il compagno dolorante, Blesa si è avvicinato al dischetto proponendosi come tiratore. Contravvenendo alle consuete liste predisposte dall’allenatore del Cesena che – quale rigorista ufficiale – segnala sempre il 23enne italo-albanese.

Compreso l’evolversi della situazione, Shpendi – nel frattempo raggiunto anche dai sanitari dello staff di Mignani – si è rialzato; è andato verso il centro dell’area e ha preteso che il compagno gli lasciasse l’onere e l’onore di calciare. Blesa stizzito si è recato verso la panchina presidiata da Mignani e a colloquio con l’allenatore ha chiesto chi dovesse tirare. L’allenatore avrebbe risposto che qualora Shpendi fosse stato nelle condizioni fisiche idonee per prendersi l’incarico avrebbe dovuto calciare lui.  Così è stato e il Cesena si è portato sul 2-0 contro l’Avellino.

Tra Shpendi e Blesa il destino e la “dote” di Mignani

Felice per il gol anche Blesa, che ha esultato stringendo il pugno, ma ha preferito esimersi dalla corsa ad abbracciare Shpendi insieme al resto dei compagni. Si è avvicinato a lui Frabotta per qualche parola utile a rincuorarlo e placarne l’animo, ma con scarsi risultati nell’immediato. Blesa ha risposto al compagno coprendosi il volto con la maglia, ma cosa si siano detti – come giusto che sia – rimarrà tra loro. Ma il destino ha rimesso le cose a posto perché in apertura di secondo tempo, il numero sette spagnolo del Cesena ha comunque messo il timbro sul tabellino del match con un bel gol a giro sul palo più lontano. Sotto la Curva Mare…e già questo vale molto più di un calcio di rigore.

A scrivere la parola “fine” sul battibecco fra i due calciatori no è stata solo la buona sorte – che ha portato anche il Cesena vincere 3-0 –, ma soprattutto il loro allenatore Michele Mignani. La cui grande dote – come confermato anche in questa occasione – è la capacità di riportare sempre il clima nei canoni della serenità. “Non c’è e non c’è stata alcuna frizione tra i due ragazzi. In questo Cesena non esistono tensioni. Vedo e ascolto tutti i giorni questi giocatori e so benissimo quanto si spendano l’uno per l’altro”. Già. Qui risiede uno dei segreti più importanti di questo Cesena. I un allenatore che con umiltà, pacatezza e sincerità ha costruito un gruppo che è oggi la principale qualità di un Cesena da alta classifica in Serie B. Un abbraccio e una parola di incoraggiamento per tutti. Per un insieme di ragazzi che, ogni giornata, assomiglia sempre di più a una vera e propria famiglia.

Redazione

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