Trentadue anni e dimostrarne – minimo – cinque in meno. Sorriso smagliante, fisico da urlo e prestazioni da sogno: in un quarto di finale contro i campioni di Germania lui ne ha fatti cinque. Cinque gol tra andata e ritorno. Uno in fuorigioco ok, ma si può dire che il Bayern Monaco lo abbia eliminato lui, a suon di bordate finite in rete. A fatti è il Pallone d’oro e non ci piove ma lui, Cristiano, non pretende molto. “Chiedo solo che non mi fischino qui. Nel mio stadio, al Bernabeu. Perché dò sempre il massimo e cerco di aiutare il Real Madrid” ha ammesso a fine gara. Cerca e molto spesso ci riesce ad aiutare il Madrid, a suon di gol. E con la recente tripletta Cristiano è diventato il goleador più prolifico nella storia della Champions: 100 è la quota toccata. Nessuno come lui. Cento come tutti i gol segnati dall’Atletico Madrid nella sua storia in questa competizione. Un giocatore come una squadra intera. Ma non c’è a stupirsi perché Cristiano non è un calciatore normale, non lo può essere se fai 30+ reti per l’ottava stagione consecutiva. E c’è stato pure chi lo ha fischiato, al Bernabeu…
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