Il viaggio in diverse tappe del vice allenatore dell’Ajax: dalla sua città, Padova, ai palcoscenici europei.
Sono all’incirca 1300 i chilometri che separano Padova e Amsterdam. Daniele Cavalletto, il secondo allenatore dell’Ajax, ne ha percorsi almeno il quadruplo. La stazione di partenza è la città veneta, dove ha fatto ritorno e dove, nella serata di lunedì 17 marzo, si è raccontato all’evento organizzato dall’Aiac. “Vi porto in viaggio con me. Ci tengo che lo facciate”, ha esordito. Sì, perché la sua carriera parte dall’Italia: Pescara, Triestina e Salernitana sono alcune delle squadre in cui ha scaldato il motore dell’aereo.
Poi, il Portogallo. Una sliding door. La prima tappa del suo cammino, al fianco dal “Nanu” Galderisi, anche lui presente all’evento. Nella penisola iberica, all’Olhanense, ha riposto le basi dell’avventura. E come dichiarato, sono emerse le prime difficoltà.
I due si sono dovuti confrontare con una cultura calcistica differente: il 4-3-3, un concetto difensivo precario e il regime alimentario. “Lì, per la prima volta ho visto il buffet prima delle partite a discapito della solita pasta e bresaola”, ha dichiarato strappando un sorriso agli spettatori. Altra parentesi, altro volo. Direzione?
Era il 2021. Quel filo tra Cavalletto e Galderisi si sfalda: è stato un addio a livello professionale, un arrivederci a livello umano. “A lui mi lega qualcosa che va oltre l’aspetto calcistico, ma che nell’aspetto calcistico si è concretizzato all’ennesima potenza”, ha dichiarato a fine evento ai nostri microfoni. “Ha reso leggero quel momento che per me è stato complesso. La riconoscenza nei suoi confronti non mancherà mai”.
Così inizia la parentesi in Turchia, al Karagümrük prima, all’Alanyaspor poi. Questa volta, il ruolo di vice lo ricopre al fianco di Francesco Farioli. Nuovo Paese, nuova cultura, di conseguenza nuove difficoltà. Prima fra tutte la lingua: i turchi sono tra le popolazioni europee a conoscere meno l’inglese. Seconda: il ramadan. Ma il bagaglio di Cavalletto inizia a lievitare.
Due anni dopo, nel 2023, prende un altro volo, quello diretto in Francia, al Nizza. E la filosofia differisce. Cavalletto e Farioli si sono dovuti confrontare con una mentalità individualista e hanno ideato una nuova metodologia di allenamenti, ma “aver vinto al Parco dei Principi è stata un’emozione unica”. Dopo l’esperienza francese, Cavalletto e Farioli prendono un nuovo ticket. La quarta tappa è Amsterdam, all’Ajax – attualmente in vetta a + 6 sul PSV. “È una stagione positiva che ci ha messo di fronte a una scelta, quella del game in, game out”.
“La fortuna di aver lavorato in tante realtà differenti ci ha macchiato di tutto quello che è il nostro credo originario”, ha affermato. “Ma io sono felice di essere un latte macchiato e continuerò a macchiarlo sempre di più questo latte. La vera sfida sta nell’accettare i cambiamenti”. Da questo concetto è nato il tema della serata: l’adattamento.
“Non dimenticate mai la vostra stazione di partenza”, ha dichiarato in chiusura. Sono due le parole chiave che Cavalletto porta di volta in volta con sè: carisma e scoperta. La prima nel saper affrontare con entusiasmo il viaggio. La seconda: nel non arrendersi, nella capacità di trovare nuovi stimoli nelle difficoltà.
A cura di Beatrice Zattarin
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