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Caso-Cardelli, l’ex Lazio Tira: “Mai avuto problemi, eravamo una famiglia. Il contratto agli stranieri? Ecco perché…”

Caso-Cardelli, da un paio di giorni non si parla d’altro: “Lascio il calcio, troppi stranieri”. Direzione USA, l’ex centrale della Lazio Primavera dice addio al suo sogno per costruirne un altro. Via gli scarpini, spazio ai libri. “E a quella vita sociale messa da parte troppo a lungo”. Una denuncia, la sua: “Spero che altri mi supportino”. Un avvertimento per il futuro. “Colpa” degli stranieri quindi? Anche, ma non solo: “E’ il sistema!”, ha svelato Cardelli ai nostri microfoni.

Oggi, però, abbiamo ascoltato l’altro volto della madaglia, uno degli “stranieri” che hanno giocato nella Lazio: “Cardelli ha fatto una scelta sbagliata, il calcio è per tutti. Anche ai miei tempi ce n’erano tanti (Kozak, Barreto, Onazi, Adeleke, Emmanuel, Dene ndr)”. A parlare è Catalin Tira, ex attaccante romeno della Primavera (’94). Tre anni a Roma, 9 reti dal 2010 al 2013. Nel palmarés anche un titolo di Campione d’Italia. E ora, dov’è finito? “Gioco in Azerbaigian, al Neftci Baku. E’ un club che fa anche l’Europa League – racconta in esclusiva su GianlucaDiMarzio.com – mi trovo benissimo. Amo i tifosi, la città, il gruppo. Certo, tornare in Italia mi piacerebbe molto…”.

Nostalgia. Perché Tira, nel nostro paese, si è trovato più che bene, non ha avuto problemi di alcun tipo. Tutto liscio. E ci tiene a ribadirlo: “Divergenze? Nessuna! Gli stranieri, almeno quando c’ero io, non sono mai stati un caso. Riguardo il contratto da professionisti, è normale che ce l’abbiano”. Tira spiega i motivi, vissuti sulla sua pelle: “Quando vengono in Italia, o in altri paesi, bisogna considerare che devono provvedere da soli a loro stessi, non hanno la famiglia insieme a loro. Devono pagare il cibo, la vita quotidiana, se hanno la macchina anche la benzina. Un calciatore italiano vive lì, gioca lì. E la sua famiglia può aiutarlo. Ripeto, è normale che gli stranieri abbiano un contratto più importante, che guadagnino anche di più“.

Cardelli ha parlato anche di contrasti all’interno del gruppo, specie per questo motivo. E’ davvero così? “Quando c’ero io non ho mai avuto problemi, neanche col mister Bollini. E’ stato il momento più bello della mia carriera, eravamo come una famiglia e non c’è mai stato nulla tra di noi. Anche l’organizzazione era meravigliosa, il direttore sportivo (Tare ndr) si occupava di tutto“. Punti di vista. Cardelli ha accusato la società “di averlo trattato di merda”. Ma l’esperienza di Tira è stata più che positiva: E’ stato bello vivere quei giorni, soprattutto con alcuni compagni. Alcuni sono arrivati anche in Serie A, penso a Cataldi e a Keita. Io arrivai dall’Udinese nel 2010, ma la prima stagione non giocai mai per problemi burocratici. Poi ho firmato un contratto di tre anni. Quand’è scaduto, nel 2013, volevano che firmassi ancora, ma col mio procuratore decidemmo di andare in Olanda, all’Ado Den Haag”.

Poche presenze in Eredivise, poi l’addio. Ritorno in Romania e tre anni in giro per il paese: Brasov, Concordia Chiajna e Rapid Bucarest. Fino al Neftci Baku, oggi. Ma il ricordo della Lazio è sempre vivo: “Il momento più bello è quando abbiamo vinto il campionato primavera, eravamo fortissimi. Mi manca la Lazio, ora cerco di far bene qui. Poi chissà, magari torno!”. Ride, Catalin Tira. Ripensando a quel gruppo unito. Stranieri, italiani. Tutti insieme. Per una Lazio comunque vincente.

Francesco Pietrella

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