Valori, mentalità e lavoro, il mantra di Cuesta a Parma: “Creare un’identità precisa per crescere”

L’allenatore spagnolo di 29 anni si è presentato in conferenza stampa: idee chiare e voglia di emergere per lo spagnolo
Giovane ma con le idee chiare. Carlos Cuesta si è presentato in conferenza stampa e ha dato il via alla sua esperienza a Parma: “Voglio aggiungere valore”.
Il club gialloblù l’ha scelto, a sorpresa, ma consapevole di quel che può portare all’interno di un ambiente giovane, internazionale e voglioso di crescere. Una voglia che va di pari passo con quella del 29enne, alla prima esperienza da capo allenatore su una panchina.
Un’esperienza importante da collaboratore: Atletico Madrid, Juventus e gli ultimi cinque anni come vice di Arteta all’Arsenal. E proprio in bianconero ha conosciuto Federico Cherubini, oggi CEO del Parma.
È stato proprio lui, più di tutti, assieme a Krause e alla dirigenza gialloblù, a spingere per Cuesta. Una scelta moderna e differente rispetto alla mentalità del calcio italiano. Un passaggio positivo che, come sempre, per essere tale in modo definitivo attende il responso del campo. Sensazioni positive dettate anche dalle parole dello spagnolo.
Questione di valori
Quaranta minuti bastano, a volte, per scrivere il primo capitolo di una nuova storia. Carlos Cuesta, 29 anni (30 a luglio), si è presentato alla stampa con la determinazione di chi ha tanto da dimostrare ma nulla da temere. È giovane, certo. Ma non chiede comprensione, né indulgenza. Chiede solo una cosa: “Voglio essere valutato per essere l’allenatore del Parma”. Tutto qui. Una frase che racchiude ambizione, responsabilità e un desiderio limpido: incidere.
Cuesta non è venuto a raccontare sogni, ma a tracciare una rotta. La sua prima conferenza stampa alla guida del Parma è stata un esercizio di chiarezza. Poche parole, scelte con cura. Nessun proclamo. Ma concetti netti, scanditi con la fermezza di chi ha già chiaro dove vuole andare. “L’età è un dato”, ha detto. Una constatazione, non una difesa. La maturità, per Cuesta, è una questione di visione, non di anagrafe.
Il mantra di Cuesta
Il suo Parma, ha promesso, sarà costruito su valori umani prima che tecnici: “Capire l’umanità della persona e avere il feeling”: è da qui che si parte. Dal legame tra uomo e calciatore, tra allenatore e gruppo. Perché il calcio, per lui, non è mai solo tattica, ma relazione. Non cerca paragoni, Cuesta. Non si aggrappa a maestri celebri né si nasconde dietro modelli preconfezionati: “Non ho un modello, ma voglio imparare da tutti”.
Un approccio che racconta umiltà e curiosità, le stesse doti che intende trasferire al suo Parma. “Aggiungere valore” è il suo mantra. E il valore, si sa, si costruisce giorno dopo giorno. “Nessuna aspettativa, perché non portano risultati”. Anche su questo lo spagnolo è stato cristallino. Niente proclami a inizio stagione. Il focus sarà sul lavoro quotidiano, sulle piccole cose che costruiscono la grandezza. Le valutazioni, ha spiegato, saranno condivise con la società: un progetto collegiale, non individuale. Un’idea che si riflette in una frase chiave della sua filosofia: “Ragionare come insieme e non come aree”, unendo in questo senso anche il settore giovanile e il femminile. In altre parole: creare cultura, non solo una squadra.
L’energia della città anche sul campo
In pochi giorni ha respirato l’aria di Parma e ne ha colto l’essenza: “Energia, mentalità e umiltà”. Tre parole che Cuesta vuole vedere anche in campo, come legame tra la città e il gruppo. Perché per lui, l’identità non è uno schema tattico, ma un’attitudine. Il gioco? “Avremo un’identità chiara, ma saremo versatili per trovare le soluzioni giuste agli avversari”. Non dogmi, ma idee. Non rigidità, ma adattamento.
Carlos Cuesta ha iniziato il suo cammino nel segno dell’essenzialità. Niente orpelli, solo direzione. Ha parlato poco, ma ogni parola è sembrata il risultato di un pensiero preciso. Di certo, a Parma inizia qualcosa di nuovo. E se davvero l’età è solo un dato, allora il dato più interessante è un altro: la lucidità con cui il 29enne ha già messo le fondamenta. Ora tocca al campo. E al lavoro. Giorno dopo giorno.