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I nuovi fenomeni del Barcellona raccontati dall’ex compagno: “È questione di DNA”

La Masia. Non solo un settore giovanile, più una scuola. Di vita e soprattutto di calcio. Su quei campi è stata costruita la storia del Barcellona e lì è nata la generazione d’oro di Messi, Xavi e Iniesta. Ora, alle porte ce n’è una nuova. È quella di Yamal e dei tanti giovanissimi che hanno battuto 4-0 il Real Madrid al Bernabeu e ancora prima 4-1 il Bayern Monaco in Champions. Dei predestinati che fin da piccoli avevano qualcosa in più: “In questi giocatori vedi subito qualcosa, soprattutto negli allenamenti e nella crescita durante il loro percorso“. Lo ha raccontato a Gianlucadimarzio.com Toni Caravaca, classe 2004 fino a due stagioni fa nella Cantera blaugrana, prima di un passaggio nella Serie C italiana e del ritorno a casa in quarta serie.

 

Lui non è arrivato in prima squadra, ma quello con la Masia è un cordone ombelicale impossibile da rompere: “Si parla di DNA Barcellona, te lo insegnano appena arrivi qua”. E ora, proprio grazie a questo, il Barcellona è tornato grande.

La scoperta di Yamal: “C’è stato un momento in cui ho capito che sarebbe entrato nella storia”

In 10 anni nelle giovanili del Barça, Caravaca ha conosciuto molti dei giovani che ora brillano con Flick: “Ho giocato con Fermín, Casadó, Gavi, ma anche con altri, come Astralaga che ora fa il terzo portiere e altri nel giro della prima squadra. In Gavi vedevo qualcosa di diverso. Con Cubarsì, per una questione di età, ho giocato solo un paio di partite. Con Yamal ho trascorso l’ultimo anno, mi ricorderò sempre il cambiamento che ha fatto in pochi mesi, una cosa che non avevo mai vistoL’1 novembre erano due anni esatti da una partita di Youth League con loro due in cui ero capitano, mi è uscita nei ricordi di Instagram. Adesso sono calciatori di massimo livello, è un piacere grandissimo“.

Il più forte di tutti lo ha incontrato all’ultimo anno nella Masia, quando Yamal aveva ancora 15 anni e giocava coi 18enni: “Io e Lamine partivamo infortunati e abbiamo lavorato insieme per rientrare. Lì l’ho conosciuto, ma non tanto in campo perché con la palla potevamo fare poco. Arrivati al primo allenamento con la squadra, in partitella mi punta, fa un doppio passo e mi fa tunnel. Lì ho pensato ‘come può un ragazzino di 15 anni farmi una cosa del genere?’. Gli ho preso la maglia e gli ho detto ‘fai il bravo, dopo che abbiamo fatto la riabilitazione insieme devi essere buono con me’. In una partita contro il Mallorca, che perdevamo 3-1, lui fece un secondo tempo incredibile, lì ho pensato che non solo sarebbe arrivato in Liga, ma sarebbe entrato nella storia del calcio“.

 

Ma il classe 2007 non è l’unico a incarnare quello che è il DNA Barcellona: “Adesso è venuto fuori Casadó. Noi che ci abbiamo giocato sapevamo che poteva giocare in prima squadra facilmente. Questo è il DNA Barcellona, che acquisisci dal primo anno nel settore giovanile. Ti viene insegnato un preciso tipo di calcio e quando arrivi in prima squadra nessuno ti deve venire a dire come giocare. Casadó questa forma di calcio ce l’aveva dentro, lo vedevi e te ne accorgevi subito. Fin da piccolo capiva il gioco come lo fa ora“.

E in prima squadra ne arriveranno ancora tanti: “I prossimi saranno Toni e Guille Fernandez, due cugini 2008 fortissimi della squadra B. Occhio anche a Bernal, che è già arrivato in prima squadra ed è fortissimo. Poi non tutti possono essere Lamine, ma sono giocatori forti per qualsiasi squadra“.

I simboli del nuovo ciclo: “Yamal può diventare simile a Messi, Gavi sarà la storia del Barcellona”

Un nuovo ciclo, quello iniziato dal Barcellona, che è un ritorno alla vera natura del club, dopo anni di spese folli sul mercato: “Per i tifosi avere la prima squadra formata da giocatori del settore giovanile è bellissimo. È un’opportunità nata anche per la situazione economica difficile, ma sono tutti giocatori pronti che non hanno sbagliato le loro chance. Secondo me vinceranno il campionato, perché si è vista una squadra importantissima. Anche in Champions possono provare a vincere“.

 

Ma è solo l’inizio della nuova era blaugrana, in cui saranno due i simboli principali: “Lamine può diventare qualcosa di simile a Messi, è il giocatore più forte che abbia visto in vita mia.Il pallone d’oro? È ancora giovane ma può essere che in due o tre anni lo vinca, ne ha le capacità. Però, penso che Gavi abbia la passione e l’amore per essere un giocatore importantissimo per la storia del Barcellona, i tifosi lo amano”. Per il Barcellona, quindi, il futuro è già iniziato. Dalla Masia ai massimi palcoscenici mondiali, la storia si ripete. Questione di DNA. Perché “Més que un Club” non è solo un motto.

Simone Solenghi

Nato nel 2003 e cresciuto a Piacenza, da sempre vivo a San Nicolò, il paese degli Inzaghi. Mi accomuna a loro la passione per il calcio, nata dalla prima volta in cui andai allo stadio con mio nonno. Con la palla non ho la stessa qualità, quindi ho preferito passare dal campo alla tastiera. Dalle telecronache delle mie partite alla playstation sono così passato ai primi articoli su Serie C e D. Il racconto dello sport mi affascina da sempre, ora sogno di farne il mio lavoro.

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