Sogna la convocazione in Under 21 (“Ma sarebbe un punto di partenza e non di arrivo”), si gode i complimenti dopo le prime tre partite ufficiali con il Bari ma sa che il percorso è davvero solo agli inizi. Voce di Elia Caprile, portiere classe 2001 con un passato tra l’Under 23 del Leeds, in Inghilterra, e la Serie C con la Pro Patria.
A 21 anni si è trovato tra le mani le chiavi della porta biancorossa, rubando l’occhio per parate e personalità nelle vittorie di Coppa Italia contro Padova e Verona e nel pareggio alla prima di campionato sul campo del Parma. “Non mi aspettavo di giocare subito – ammette in conferenza stampa – e non è detto che la cosa si ripeta”. Eppure sono già arrivati complimenti celebri come quelli di Luca Marchegiani e Walter Zenga: “Fanno piacere, tanto, ma con la testa sono solo concentrato sul lavoro quotidiano”.
Guardi negli occhi Caprile e fatichi a credere alla carta d’identità. La maturità non è quella di un 21enne. Merito anche dell’esperienza inglese: “Formativa e difficile – la definisce – dopo due mesi dal mio arrivo, a gennaio 2020, è scoppiato il Covid, e così non sono potuto tornare in Italia per un anno e mezzo. È stato dunque un periodo formativo in campo, perché ho conosciuto mister Bielsa, per me fondamentale. La consapevolezza l‘ho sempre avuta, perché so perfettamente le difficoltà che ho dovuto superare nella mia vita”.
Così è arrivato il Bari. Il ds Ciro Polito, per portarlo in biancorosso, ha anticipato tante concorrenti: Como, Ternana, Brescia e Frosinone per citarne alcune. Eppure la trattativa “è nata quasi per caso – ammette Caprile – Non sapevo che ci fosse il Bari. Fino a pochi giorni prima che si presentasse l’interesse del Bari pensavo di andare altrove. Poi c’è stato il contatto con il direttore e dopo aver parlato con lui ho immaginato lo stadio, pensavo ai tempi di Barreto e Gillet“.
Venerdì scorso ha vissuto il suo battesimo in B, a Parma. Tre grandi parate su Mihaila, Bernabé e Vazquez. Eppure, riavvolgendo il nastro di agosto, l’intervento più prezioso è “quella su Faraoni a Verona, per la storia che c’è dietro. Essendo di Verona e pur avendo giocato nel Chievo, non avevo mai avuto la possibilità di giocare in quello stadio. Una parata simbolica, non tanto per il gesto tecnico, ma per la storia personale che c’è dietro”.
Nel 2-2 del Tardini, invece c’è stata una sola pecca: il mancato incrocio con Gigi Buffon. “Ho iniziato a giocare in porta per ammirazione nei suoi confronti – sottolinea Caprile – avevo cinque anni, era il 2006. Nell’estate in cui l’Italia ha vinto i Mondiali ho fatto il portiere con la maglia color oro numero 1 di Gigi. Poi, nel tempo, mi sono ispirato anche ad altri, ma tutto è iniziato per Buffon“. Dalla Nazionale alla Nazionale. L’Under 21 azzurra è uno degli obiettivi: “So che giocando con il Bari posso raggiungerla – sorride – poi la Nazionale è il sogno di ogni bambino, sarebbe il coronamento di un sogno”.
Il rapporto con i compagni più esperti, da Frattali a Di Cesare fino a Terranova e Antenucci, è ottimo (“Sono venuto qua per imparare a mettermi in gioco e imparare”). Ha una ricetta per vivere tra i pali, Caprile. “Questo è un ruolo tanto bello quanto crudele. Credo che ogni portiere per giocare in questo ruolo debba saper essere menefreghista. Spesso si viene valutati solo per gli errori, devi essere pronto ad andare avanti indipendentemente da tutto. Solo così si possono parare le critiche”.
E guardare oltre, verso un’altra prima volta. L’esordio al San Nicola, in programma venerdì sera contro il Palermo: “Non so se giocherò, sceglie l’allenatore – premette – Lo aspetto con ansia positiva, non vedo l’ora di vedere lo stadio rinnovato e pieno. Spero che vengano a sostenerci tanti tifosi, sarebbe fondamentale”.
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