La professionalità paga sempre. Nella vita e nel lavoro. E anche il mondo del calcio, sempre più frenetico, non fa eccezione. A volte, però, si sente il bisogno di rallentare e fermarsi per qualche minuto. Metti, allora, un prato sintetico di una piccolissima realtà, gli ultimi raggi caldi del sole di novembre e un buon caffè: un’immagine di una vita lenta, lontana dalla frenesia della città, ma che crea la cornice adatta per la storia che stiamo per raccontare. Proprio le immagini e gli odori saranno una costante nel racconto. Ma andiamo per gradi.
“Scusami per il ritardo, lo vuoi un caffè?”. Così inizia la chiacchierata con Giovanni Caporale. Per chi non lo conoscesse, Giovanni è l’addetto stampa dell’AZ Picerno, la società che sta incantando nel girone C di Lega Pro. La squadra di Longo delizia in campo, la società lavora in maniera virtuosa sul mercato e anche la comunizione svolge un ruolo fondamentale. Per una volta, le gesta dei calciatori sono lo sfondo della storia. Il protagonista è proprio Giovanni. Proprio lui, infatti, è stato premiato come il migliore addetto stampa dell’intero campionato. Nell’intimità di quel momento – un caffè – inizia il nostro racconto. Giovanni è uno dei tanti talenti sfornati dalla fucina di gianlucadimarzio.com. L’abilità nel raccontare storie lo ha portato a distinguersi tra tanti e diventare l’eroe della storia. Proprio lui che è l’antieroe per antonomasia: “Nel mio lavoro ho sempre provato a raccontare il calcio come storie di uomini che sanno regalare emozioni estatiche. Mi sento un menestrello dei giorni d’oggi, un cantastorie che racconta la realtà: lì dove il campo finisce e rimane l’emozione“. Tutto è partito proprio dal sito di Gianluca Di Marzio: “Lui ha capito che potevo essere una penna diversa dalle altre. Mi ha dato la possibilità di scovare storie – racconta – Parlare di persone e storie ha lo stesso valore di una canzone o una poesia. Una canzone è tanto potente quanto universale. Tocca le corde di qualcuno con un messaggio di bellezza estatica tale che si può conformare come un guanto a ogni accadimento della vita di persone diverse. Il calcio è così. Se uno sente “Notti Magiche” ricorda il bacio con quella che poi sarebbe diventata sua moglie, per esempio. Il calcio è tanto seguito non per i risultati, ma quello che resta, ovvero il racconto delle persone. È questo che ci lega ai calciatori. È questo che ha fatto Di Marzio: mi ha dato la possibilità di scrivere storie. Quello che interessava a una certa fetta di pubblico. Raccontare qualcosa. Permettendogli di rivivire un qualcosa. Restituire storie, passione e realtà. È questo che dovrebbe fare il calcio”.
Dal racconto di storie diverse, Giovanni è passato a raccontarne una soltanto, quella del Picerno. La sua bravura – anche se non lo ammette per la sua grande umiltà – è stata proprio quella di calarsi nella realtà lucana con professionalità e competenza. Nonostante i mezzi ‘ridotti’ e le realtà lontane dai grandi riflettori, Caporale ha contribuito a far emergere, anche in Lega Pro, una figura professionale come se ne vedo poche in giro. “La comunicazione del Picerno è ben vista perché non ci prendiamo sul serio. Avrebbe poco senso per la nostra realtà imitare la Juventus. La capacità di un addetto della comunicazione è calarsi nella realtà, capire le dinamiche e il sentimento verso la squadra e la propria terra. Bisogna raccontarlo questo, così com’è“, ammette. E aggiunge: “La capacità camaleontica e trasformista ma che si adegua alla realtà è fondamentale per avere credibilità. Non si rappresenta nient’altro di quello che è”.
Le grandi squadre funzionano se ogni sua componente lavora all’unisono per raggiungere piccoli e grandi traguardi. Ed è proprio quello che sta succedendo a Picerno. La società di Greco lavora in modo virtuoso, la squadra di Longo incanta in campo e la comunicazione social cresce grazie a contenuti che mostrano – soltanto, si fa per dire – la semplicità e l’identità della realtà lucana. E i contatti, più che triplicati dal suo arrivo, lo testimoniano: “Un buon ufficio stampa fa da coperta di Linus sotto la quale puoi anche ripararti. Il direttore Greco ha voluto restituirmi il senso del lavoro e per questo lo ringrazio. Mi è stato dietro sapendo e cogliendo quello che avrei potuto fare. La qualità è un investimento, che però poi ritorna. Sono stato bravo e umile a calarmi nel contesto e trasmettere quello che è Picerno“.
Immagini e odori, dicevamo. Una comunicazione professionale, attenta e identitaria è la prima cosa che colpisce in un mondo social come quello moderno. “Un buon comunicatore deve essere come un Eau de Parfum. Se sei un buon comunicatore e la tua immagine restituisce un buon profumo, le persone si aspetteranno cose belle e ti perdoneranno anche qualche errore. E lo faranno perchè si è insinuato il buon odore”. Un profumo come biglietto da visita. Perchè sai già quello che potrai aspettarti quando la fragranza è libera nell’aria: “È come quando ero ragazzo e tornavo a casa il sabato sera. Aprendo la porta sentivo il profumo del ragù di mia madre. Lei sacrificava il suo sabato sera per donarsi ai figli la domenica. Quel senso di famiglia era sentire il ragù che stava lì a bollire: sapevi già che sarebbe stato tutto bellissimo“.
In campo non è rimasto più nessuno, il sole di novembre dà anche fastidio ma la scintilla dell’accensione di una sigaretta rompe, per un nanosecondo, la tranquillità del momento. “Non so godermi le cose. Noi lucani siamo ossessionati dal germe dell’insoddisfazione. È vero – ammette – Quando ricevo un qualcosa mi emoziono e penso di non meritarlo. Mi sento in imbarazzo nel ricevere un complimento o un premio. Ma è importante anche godersi le vittorie. Io tendo a non averlo. Questa è stata un’occasione per fare un punto e vedere cosa ho fatto finora”.
Le boccate della sigaretta, poi, diventano più lente. Sul viso di Giovanni esce un dolce sorriso. “La tristezza più grande? Non aver mai condiviso tutto questo con mio padre. Mi ha visto solo studente. Avevo smesso di guardare la Juventus. Pur di stare con lui, la vedevo ugualmente. Per parlarci, ma anche per ricevere forza da uno sguardo. L’ultima partita che abbiamo visto insieme è stata il ritorno con il Bayern Monaco – racconta – Sono rammaricato di non avergli fatto vedere i miei traguardi, di non avergli restituito l’orgoglio e la stima che un genitore prova sempre nei confronti di un figlio. Sapevo che tutto questo gli avrebbe creato orgoglio. Non avere i suoi occhi addosso è stato triste”.
La sigaretta è finita e si avvicina l’ora di pranzo. E allora i ringraziamenti sono doverosi: “Ho ricevuto attesta di stima più umana che professionale. È questa la vittoria più bella. Ringrazio Luca Esposito e Donato Alfani che mi hanno scelto fra tanti. Non ne avevo bisogno, ero in pace con la mia coscienza. Ogni giorno combatto per essere la migliore versione di me stesso”. Non manca, però, un ringraziamento a chi lo ha accompagnato all’inizio del suo percorso: “Ringrazio i miei colleghi in gianlucadimarzo.com, su tutti Lorenzo Buconi ma tutte quelle persone di valore come Guerra e Giambene che condividevano la bellezza della condivisione. È un orgoglio tornare sul sito per cui ho scritto. È tutto un cerchio. Se semini bene, poi raccogli i frutti in un’altra forma. Il bene chiama bene”. È ora di tornare a casa. Probabilmente non si sentirà profumo di ragù nell’aria, ma il sapore di una vittoria semplice e meritata sarà bello lo stesso.
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